Lipu Onlus, natura, uccellie animali selvatici in Italia
Caccia e Bracconaggio

Caccia e Bracconaggio (16)

Tentativo di spodestare Ministero dell'Ambiente e Ispra sui dati per la protezione degli uccelli selvatici da inviare alla Commissione europea. Le associazioni: iniziativa senza precedenti, telecomandata dai cacciatori, al limite del golpe istituzionale. Impugneremo ogni atto illegittimo dovesse essere prodotto.

"E' in atto un'invasione di campo senza precedenti in materia di tutela della biodiversità per favorire l'allungamento della stagione venatoria. Sotto attacco il lavoro scientifico di Ispra e la potestà del Ministero dell'Ambiente". Lo dichiarano le associazioni Enpa, Lac, Lav, Lipu - BirdLife Italia e Wwf Italia a proposito dell'iniziativa assunta dal Dipartimento delle politiche europee contro Ministero dell'Ambiente e Ispra in merito alla trasmissione alla Commissione europea dei dati relativi alla protezione degli uccelli selvatici. "La materia riguarda la revisione dei cosiddetti Key concepts, cioè le date migrazione degli uccelli selvatici. Un argomento importantissimo sotto il profilo della conservazione della biodiversità, finalizzato alla protezione dei periodi biologici più delicati quali quelli della riproduzione e della migrazione. Peraltro, una materia completamente e indiscutibilmente di potestà del Ministero dell'Ambiente e di pertinenza scientifica dell'autorità del settore, vale a dire l'Ispra, l'Istituto per la ricerca e la protezione ambientale. "Ebbene, con un atto che ha dell'incredibile, il Dipartimento delle Politiche Europee ha assunto arbitrariamente l'iniziativa, tentando di spodestare il Ministero dell'Ambiente per trasmettere direttamente alla Commissione europea i dati fornitigli dai cacciatori. Un'azione priva di ogni fondamento giuridico, al limite del golpe istituzionale, che calpesta anni di ricerca scientifica da parte di Ispra ed espone l'Italia ad una figuraccia internazionale senza precedenti. "La ragione di tutto questo? Tentare di favorire di la richiesta dei cacciatori italiani di allungare i temi di caccia consentiti e privare gli uccelli selvatici dei necessari livelli di tutela. Un comportamento a cui le associazioni venatorie italiane ci hanno da tempo abituato ma al quale si è incredibilmente prestato un Ministero, quello delle Politiche europee, al punto da calpestare le prerogative, i poteri e le competenze di un altro. "Invitando il Ministero dell'Ambiente e Ispra ad andare avanti e chiedendo alla Commissione europea di ignorare ogni sollecitazione che non dovesse arrivare dall'autorità competente, denunceremo in ogni sede questa brutta pagina italiana e impugneremo ogni atto amministrativo che dovesse inopinatamente produrre. Giù la mani dalla scienza e dalla natura!".

Mercoledì, 04 Settembre 2013 11:37

Le altre norme sulla caccia

 

Oltre che dalla legge 157/92, la caccia è governata anche da altre leggi o regolamenti.

Vi è, ad esempio, la legge 394/91 del 6 dicembre 1991, cioè la legge quadro sulle aree protette, la cui finalità generali è quella di “dettare i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette”, per garantire e promuovere “la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese”.

All’articolo 11, la legge prevede alcune misure destinate a garantire il perseguimento delle finalità di cui all’articolo 1, tra cui due importanti divieti sull’attività venatoria: il divieto generale di caccia, nonché di cattura, danneggiamento e disturbo delle specie animali” (articolo11, comma 3) e il divieto di introduzione (salvo se autorizzato), da parte di privati, di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura (articolo 11 comma 3 lettera f).

Entrambi i divieti sono sanzionati penalmente dall’articolo 30, comma 1, con l'arresto fino a 6 mesi o con l'ammenda da euro 103 a euro 12911. Il comma 4 dell'articolo 11 prevede la possibilità di adottare delle deroghe, per l’Ente Parco, rispetto al comma 3 (uccisione, cattura ecc. di specie animali), in casi di particolare necessità come quelle relative a danni provocati dalla fauna o a forme di controllo faunistico.

Importante è poi il decreto n. 184/2007 “"Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)", emanato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. In esso sono contenute rilevanti previsioni per l’attività venatoria.

Il decreto detta le misure minime di conservazione per i siti della rete Natura 2000 e prevede, dunque, la regolamentazione di varie attività umane nei siti della rete, soprattutto le ZPS. Tra le attività regolamentate vi è anche la caccia, per cui si prevede (all’articolo 5, comma 1) una serie di misure inderogabili, valide per tutte le tipologie di ZPS, tra cui il divieto di:

  • caccia nel mese di gennaio, con talune eccezioni;
  • preapertura dell'attività venatoria, con l'eccezione della caccia di selezione agli ungulati;
  • caccia in deroga ai sensi dell'art. 9, paragrafo 1, lettera c), della direttiva Uccelli;
  • utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all'interno delle zone umide (di ZPS e SIC);
  • ripopolamenti faunistici a scopo venatorio, con alcune eccezioni;
  • caccia a Pernice bianca, Combattente, Moretta;
  • attività di addestramento di cani da caccia prima del 1° settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria, con alcune eccezioni;
  • costituzione di nuove zone per l'allenamento e l'addestramento dei cani e per le gare cinofile, nonché l’ampliamento di quelle esistenti.

 

Da considerare, infine, la legge n. 66 del 2006 che recepisce per l’Italia l’Accordo sulla conservazione degli uccelli migratori dell’Africa-Eurasia, comunemente detto AEWA.

L’Accordo prevede varie azioni a tutela degli uccelli migratori acquatici, tra cui il divieto di utilizzo, per le attivit&` di caccia, di munizioni al piombo nelle zone umide. Tale misura, che è finalizzata a prevenire o ridurre il fenomeno del Saturnismo causato negli uccelli acquatici dall’ingerimento di piombo e di altre sostanze tossiche, viene sempre più estesa all’intero territorio e all’intera attività venatoria, dunque non solo quella relativa alle zone umide. Ciò, a causa delle gravi conseguenze che l’ingestione diretta o indiretta del piombo provoca negli animali. Si consideri, in tale senso, il piombo ingerito dagli uccelli rapaci che si cibano di parti di selvaggina con tracce di piombo quali ad esempio le viscere degli animali abbattuti (che di solito vengono lasciate sul posto).

 

 

Venerdì, 26 Luglio 2013 13:58

Contro caccia e bracconaggio

Caccia e bracconaggio coinvolgono ogni anno milioni di uccelli, spesso appartenenti a specie minacciate.

La Lipu si batte da sempre contro la caccia selvaggia e il bracconaggio, due fenomeni ancora molto diffusi in Italia.

Venerdì, 26 Luglio 2013 13:04

Un rifugio sicuro per gli uccelli selvatici

Una campagna di comunicazione a livello locale, nazionale e internazionale con l'importante scopo di ridurre l'uccisione illegale di uccelli selvatici.

La Lipu, grazie ai fondi europei Life+ di comunicazione e informazione ha attivato un importantissimo progetto dal titolo Safe haven for wild birds (Un rifugio sicuro per gli uccelli selvatici) per sensibilizzare i paesi coinvolti (Spagna, Grecia e Italia) sul problema del bracconaggio e sulla tutela delle preziose specie di uccelli migratori.

La cattura e l’uccisione illegale (due chiare forme di bracconaggio) di uccelli selvatici protetti dalla Direttiva Europea "Uccelli" e dalle varie legislazioni nazionali, sono un problema diffuso in tutta Europa. In Italia esisto diverse zone calde (hot spots) in cui il bracconaggio si presenta in forme particolarmente gravi. Tra queste, l’area del Basso Sulcis, in Sardegna.

Emergenza bracconaggio nel Basso Sulcis

Ogni autunno e inverno, anche per via della presenza di enormi estensioni di una ricchissima e intatta macchia mediterranea, l’area del Basso Sulcis è interessata dall’afflusso di milioni di uccelli, provenienti dal nord Europa, che si fermano durante la migrazione e vi sostano per tutto l’inverno. Ma in questi stessi boschi, migliaia di loro trovano la morte per mano dei bracconieri, che disseminano i sentieri di trappole armate con esche.

Tordi, capinere, cince, fringuelli, pettirossi finiscono catturati e uccisi per essere destinati al commercio illegale: venduti ai ristoranti, che li trasformano in "grive", gli spiedini di uccelli. Nel Basso Sulcis, la Lipu è presente dal 2005, con un campo finalizzato a contrastare il fenomeno.

I nostri volontari perlustrano i sentieri collinari specialmente attorno ai comuni di Assemini, Capoterra, Uta, Santadi, per rimuovere le trappole e le reti poste dai bracconieri. È un lavoro che dà frutti importanti in termini di vite salavate agli uccelli, freno al bracconaggio, denunce dei bracconieri all’autorità giudiziaria.

Un progetto culturale

La Lipu ha attivato, con la Commissione europea, un importantissimo progetto comunitario per agire più a fondo, anche sul decisivo fronte culturale: Bisogna fare in modo che aumenti la consapevolezza del problema nelle popolazioni locali, e si favorisca in loro l’apprezzamento delle bellezze, delle ricchezze della natura sarda e della legalità ambientale. Così sarà più facile isolare il bracconaggio, sconfiggerlo.

Il progetto, che si conclude nel 2015 per una durata complessiva di tre anni, ha dunque gli obiettivi di sensibilizzare le persone al rispetto degli uccelli migratori e la biodiversità, di far loro conoscere gli effetti del bracconaggio sulla biodiversità locale ed europea, di cambiare gli atteggiamenti socio-culturali verso il bracconaggio (specie nelle generazioni più giovani) e, non ultimo, di migliorare l'applicazione della legge attraverso una maggiore consapevolezza e un migliore coordinamento tra e con le forze dell'ordine.

Per dare un rilievo e anche un’efficacia più generale, il programma sul Basso Sulcis è stato legato a quello su altre due aree hot del bracconaggio mediterraneo: le province di Aragona, Catalogna e Valencia in Spagna e alcune isole ioniche della Grecia.

Le azioni

La Lipu, capofila e ideatrice del progetto, si è quindi affiancata ai rispettivi partner di BirdLife International, SEO per la Spagna e HOS per la Grecia, coordinando il programma generale che consta di varie azioni:

  • una campagna di sensibilizzazione rivolta alle autorità e alle comunità locali, in particolare i giovani, e al pubblico generale per mezzo di annunci stampa e radio e del sito web www.leavingisliving.org;
  • l’attivazione di social network;
  • il coinvolgimento di testimonial;
  • un programma di educazione ambientale rivolto alle scuole (studenti e insegnanti)
  • eventi pubblici in primavera e in autunno, rivolti alle comunità locali;
  • azioni di sensibilizzazione e informazione per le autorità locali e le forze dell'ordine;

Il progetto termina nel 2015 con una grande conferenza internazionale, con la partecipazione delle autorità nazionali dei Paesi in cui è stato eseguito il progetto, nonché le autorità regionali, le forze dell'ordine e i rappresentanti della Commissione Europea.

Venerdì, 26 Luglio 2013 12:57

I Campi Antibracconaggio

I campi antibracconaggio della Lipu sono appositi campi di sorveglianza sul territorio.

Dal 1984, per combattere il bracconaggio e difendere gli habitat e le specie protette del nostro paese, la Lipu organizza i campi di sorveglianza (e, in taluni casi, veri e propri campi di studio) che coinvolgono i nostri volontari ed operatori.

I campi antibracconaggio della Lipu svologono una importante azione di controllo e difesa del territorio italiano. Con il prezioso sostegno delle Forze dell’Ordine svolgono il difficile compito di osservare, monitorare e segnalare gli episodi di bracconaggio alle autorità.

Valli del bresciano

Dal 1986 la Lipu è presente con i propri volontari nelle Valli del bresciano, dove da settembre a metà novembre è tradizionale la cattura di piccoli passeriformi per il consumo e commercio gastronomico. I volontari Lipu rimuovo le trappole e segnalano i bracconieri al Corpo Forestale dello Stato. L’attività condotta negli anni ha prodotto circa 1000 comunicazioni di reato inviate all’autorità giudiziaria, 900mila trappole e micro tagliole rimosse, 1690 reti rimosse.

Basso Sulcis, Sardegna

In questa delicatissima area la Lipu è presente dal 2005, con un campo antibracconaggio invernale avente lo scopo di contrastare il fenomeno della cattura di passeriformi, soprattutto tordi, destinati al consumo e commercio ai fini gastronomici. I volontari percorrono i sentieri delle colline intorno ai comuni di Capoterra, Uta, Santadi e Assemini, dove rimuovono le trappole e le reti per la cattura degli uccelli. In collaborazione con le Forze dell’Ordine vengono anche organizzati servizi per identificare e denunciare i bracconieri. Al campo si è aggiunto un grande progetto europeo di comunicazione (Life+, Comunicazione e Informazione) che agirà soprattutto sul versante culturale, di formazione, informazione e coinvolgimento di popolazione, scuole, istituzioni e forze dell’ordine, per combattere più a fondo il fenomeno.

Stretto di Messina, versante calabrese

Luogo storico della presenza antibracconaggio della Lipu. Dal 1984 organizziamo il campo di sorveglianza sullo Stretto “calabrese”, dove migliaia di rapaci e centinaia di cicogne attraversano, in migrazione, questo straordinario “collo di bottiglia”. Straordinario e purtroppo, spesso, letale. Gli uccelli sono abbattuti dai bracconieri, talvolta appostati in veri e propri bunker, per essere esibiti come trofeo. I volontari della Lipu presidiano i più importanti punti di passaggio segnalando i casi di bracconaggio al Nucleo operativo Antibracconaggio della Forestale. Grazie alla sorveglianza continua, il fenomeno è drasticamente calato, sebbene rimanga ancora estremamente preoccupante.

Aquila del Bonelli

Dal 2001 la Lipu, con altre associazioni, organizza un campo di sorveglianza ai nidi dell’Aquila del Bonelli in Sicilia. I nidiacei di questo rarissimo rapace sono oggetto di furto da parte di bracconieri, che li destinano al mercato illegale dei rapaci. I volontari sorvegliano i nidi impedendo che i bracconieri si avvicinino per predarli, permettendo così l’involo dei giovani nati e la conservazione della specie.

Venerdì, 26 Luglio 2013 12:32

Le zone calde del bracconaggio in Italia

In Italia il bracconaggio è diffuso in modo uniforme in tutto il territorio del Paese, sebbene leggermente più presente nelle regioni meridionali, principalmente a causa della scarsità di controlli.

In alcune zone il fenomeno del bracconaggio e della caccia illegale è così diffuso e radicato sul territorio ad un livello così profondo che è possibile disegnare una vera e propria mappa delle zone calde (dette anche hot spots) del bracconaggio in Italia.

Ogni zona ha sviluppato un diverso tipo di bracconaggio, rivolto a specie differenti. Conoscere e capire la diffusione e le caratteristiche del fenomeno ci può aiutare a combatterlo.

Ecco la mappa degli hot spots del bracconaggio in Italia:

Le Valli del bresciano e del bergamasco

Nelle valli del bergamasco e del bresciano il problema del bracconaggio riguarda sopratutto i piccoli uccelli, passeriformi protetti come pettirossi, cince, merli, usignoli, e tante altre specie. Vengono catturati con dei veri e propri strumenti di tortura chiamati archetti, che spezzano le zampe agli uccellini mantenendoli però integri in modo da essere utilizzati nel piatto tipico della Polenta e Osei.;

Il Basso Sulcis in Sardegna

In provincia di Cagliari ogni anno tra i 300.000 e i 600.000 pettirossi, merli e tordi sono cacciati illegalmente con reti e trappole. Gli animali catturati, sono venduti ai ristoranti della zona per la preparazione delle cosiddette “grive”, gli spiedini di uccelli.

Lo Stretto di Messina

Lo Stretto di Messina è il punto di passaggio di tantissimi uccelli migratori come Falchi e Cicogne di ritorno dall’Africa. Purtroppo ad attenderli, ogni primavera, ci sono centinaia di bracconieri che sparano a questi bellissimi volatili uccidendone a centinaia. Il Falco Pecchiaiolo (chiamato Adorno nel dialetto locale) è vittima della violenza dei bracconieri a causa di una stupida superstizione. Si pensa infatti che appendere un falco in casa salvi dal tradimento e dall'infedeltà coniugale.

Le Isole tirreniche (arcipelago ponziano e campano)

Le isole di Lazio e Campania sono posti importantissimi per la migrazione, soprattutto dei piccoli uccelli che qui si fermano per ristorarsi nel corso delle lunghe tratte in mare. I bracconieri catturano illegalmente i passeriformi in migrazione per mangiarli. Anche qualglie e tortore sono uccise illegalmente. Sull'isola di Ischia in particolare sono centinaia i piccoli uccellini catturati con le trappole. Anche i Falchi vengono abbattuti per essere esibiti come macabri trofei.

Le Isole circumsiciliane

Anche nelle Isole attorno alla Sicilia si catturano e si abbattono con mezzi non consentiti passeriformi in migrazione, quaglie e tortore in primavera, si abbattono inoltre rapaci in migrazione per puro divertimento. Un caso particolare è quello dell'Acquila del Bonelli di cui esistono pochissime coppie. In Sicilia ogni anno in primavera i bracconieri si appostano per rubarne i piccoli e venderli al mercato illegale per ragioni legate al collezionismo di animali selvatici. Un'aquila può valere anche 10.000€.

Le Zone umide del Delta del Po

Sul Delta del Po' il bracconaggio riguarda l’abbattimento di uccelli acquatici con mezzi non consentiti e l’abbattimento di specie protette. Gli animali sono utilizzati per consumo gastronomico personale o abbattuti per puro divertimento.

Le Zone umide della Puglia

In Puglia i bracconieri uccidono diverse specie di uccelli, alcuni dei quali protetti, con mezzi non consentiti e abbattimento di specie protette. Gli animali sono utilizzati per consumo gastronomico personale o uccisi per puro divertimento.

Le Zone umide del Litorale Domitio

Sul litorale domitio ogni anno sono abbattuti uccelli acquatici con mezzi non consentiti. Inoltre si pratica la caccia in primavera (ovviamente illegale). Gli animali uccisi sono utilizzati per consumo gastronomico personale o abbattuti per puro divertimento. In questa zona è forte la presenza della criminalità organizzata che gestisce diversi appostamenti fissi abusivi.

Il bracconaggio in Italia, in relazione anche alle prescrizioni di legge, può essere classificato secondo le tipologie di attività e la collocazione geografica.

Possiamo definire come attività di bracconaggio questi fenomeni:

  • la cattura e l’abbattimento di uccelli e mammiferi da destinare al consumo gastronomico, con trappole, reti e armi da fuoco, anche al di fuori della stagione venatoria e/o all’interno di aree protette. Ad esempio, i cinghiali che vengono catturati con i lacci oppure gli uccelli passeriformi catturati con le trappole, nel bresciano, in Sardegna e nelle isole tirreniche;
  • la cattura di uccelli e mammiferi da destinare al commercio illegale, con trappole e reti o con sottrazione al nido dei piccoli, anche al di fuori della stagione venatoria e/o all’interno di aree protette. Ad esempio, i fringillidi catturati per essere destinati al mercato illegale a Palermo o Napoli oppure i rapaci sottratti al nido per essere destinati al commercio per collezionismo;
  • l’abbattimento di mammiferi ed uccelli da destinare all’imbalsamazione illegale e successivamente al commercio illegale, con trappole ed armi da fuoco, anche al di fuori della stagione venatoria e/o all’interno di aree protette;
  • l’abbattimento di mammiferi e uccelli con trappole, armi da fuoco e/o l’ausilio di mezzi vietati per puro scopo ludico, anche al di fuori della stagione venatoria e/o all’interno di aree protette. Tipologia che rappresenta la più diffusa in tutto il Paese e viene svolta principalmente durante la normale stagione venatoria;
  • l’utilizzo di armi da fuoco senza possesso di licenza di caccia e/o utilizzo di armi contraffatte o rubate.

Chi sono i bracconieri?

I soggetti dediti al bracconaggio possono essere divisi in tre differenti tipologie:
• coloro che operano il bracconaggio in modo organizzato e/o consortile con finalità di lucro;
• coloro che operano il bracconaggio in solitaria con finalità di lucro;
• coloro che operano il bracconaggio in modo sistematico o saltuariamente con finalità puramente ludiche, in solitaria e/o consortile.

È difficile, pressochè impossibile, calcolare un numero preciso dei bracconieri attivi nel nostro Paese. Possiamo tuttavia stimare che si tratti di molte migliaia, forse decine di migliaia di persone. Per questo motivo non possiamo dichiarare risolto il problema del bracconaggio in Italia, e sentiamo la necessità di risposte più forte e più strutturate da parte di Stato e Regioni.

Venerdì, 26 Luglio 2013 12:06

Che cos'è il bracconaggio

Bracconaggio è un termine che indica la caccia di frodo, ovvero l’esercizio dell’attività venatoria in violazione della legge vigente.

Mercoledì, 01 Maggio 2013 00:00

Testi di approfondimento

Qui trovi i principali riferimenti legislativi sul tema della caccia in Italia e in Europa.

Venerdì, 26 Luglio 2013 01:00

L'accesso dei cacciatori nei fondi privati

La possibilità, per i cacciatori, di accedere nei fondi privati a prescindere dalla volontà del proprietario o del conduttori del fondo (a meno di opere impegnative e costose a carico cittadino privato) è uno dei temi più discussi e controversi della caccia in Italia.

Pagina 1 di 2

Utilizziamo cookie per favorire l'utilizzo del sito e ottimizzarne l'esperienza di navigazione. Continuando la visita del sito l'utente accetta l'utilizzo dei cookie. Maggiori informazioni