Lipu Onlus, natura, uccellie animali selvatici in Italia
Birdwatching

Birdwatching (11)

Con la primavera già inoltrata si registrano gli arrivi dei più ritardatari. Alcuni uccelli migratori con l’approssimarsi dell’arrivo di giugno sono già pronti a rimettersi in viaggio verso le proprie aree di svernamento.

Le rotte che seguono sono il risultato di migliaia di anni di selezione naturale e possono dipendere da variazioni stagionali e climatiche. Per questo studiare gli uccelli migratori ci permette di capire fenomeni come i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. Il calendario degli arrivi e delle partenze può essere però suscettibile in base a diversi fattori ambientali e stagionali.

Rigogolo (Oriolus oriolus)

Tra gli uccelli migratori che, in primavera, tornano in Italia per nidificare, il Rigogolo è sicuramente uno dei più belli. Il maschio è giallo squillante con ali e coda nere, mentra la femmina e i giovani sono di un delicato color cedro, con ali e coda scure. Questa specie è chiamata, “lu Beccafiche”, probabilmente per l’abitudine di nutrirsi di frutta, fino al XVIII secolo la specie era chiamata Beccafico reale, il vero Beccafico (Sylvia borin), però è un uccello diversissimo.

Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula)

Il Ciuffolotto è un passeriforme che ama vivere riparato tra la vegetazione fitta dei boschi di montagna e di collina. Questa specie, dal becco corto e robusto, è riconoscibile grazie al suo piumaggio, folto e soffice, e dal panciotto paffuto o rosato come una pesca noce: dall'Irlanda fino alla Kamchatka (in Russia) e al Giappone. In Italia il suo areale riproduttivo è legato a foreste di conifere a quote medie e alte, tra gli 800-2.000 m di quota, delle Alpi e dell’Appennino, fino alla Calabria settentrionale. Il nome Ciuffolotto deriva dalla parola “ciufolare”: suonare lo zufolo, un flauto il cui suono ricorda il verso del ciuffolotto. Questo uccello per via della sua calotta di colore nera è soprannominato anche monachino.

Beccafico (Sylvia borin)

Il vero Beccafico, l’uccello con gli occhi bistrati di bianco (che nonostante quanto suggerito dal nome si nutre di insetti in primavera e di bacche in autunno), si spinge per lo svernamento fino in Sudafrica. In Italia il suo areale riproduttivo è limitato all’arco alpino, tra i 1.000 e i 1.800 m sul livello del mare, oppure in qualche zona dell’Appennino centro-settentrionale.

Ghiandaia marina (Coracias garrulus)

La Ghiandaia marina è un uccello bellissimo con una livrea tropicale di colore turchese, non molto diffuso in Italia (si stimano circa 500-1000 coppie). Questa specie appartiene all’ordine dei Coraciformi: di quest’ordine il Martin pescatore, l’Upupa, il Gruccione e la Ghiandaia marina sono gli unici rappresentanti presenti sul territorio italiano.

Falco della regina (Falco eleonorae)

Il Falco della Regina, rapace tra i più belli in Italia, è uno di quegli uccelli che va a svernare molto lontano, fino in Magadascar. La popolazione italiana, si concentra in 10 colonie: sei in Sicilia e quattro in Sardegna, per un totale di circa 700 coppie. Il nome scientifico, “eleonorae”, gli è stato dato in onore di Eleonora d'Arborea (regnante del Giudicato di Arborea, l’attuale zona centrale della Sardegna, dal golfo di Oristano ai monti del Gennargentu) che nella Carta de Logu - promulgata nel 1392 - lo ha dichiarato specie protetta. Nel 1980 la LIPU ha formato un gruppo di volontari sull'isola di San Pietro che potesse proteggere la colonia dai bracconieri. Nel 1991 poi è stata istituita l'Oasi LIPU di Carloforte, dove i falchi vengono controllati.

 

Tra le altre specie che ritornano in Italia intorno al mese di maggio ci sono lo stiaccino, il pigliamosche, la quaglia, la cannaiola verdognola e la cannaiola comune, l’averla piccola.

Aprile, è in questo mese che si registra il picco di ritorni dall’Africa, la maggior parte degli uccelli migratori infatti torna verso l’Italia e l’Europa continentale subito dopo l’inizio ufficiale della primavera, diventando così dei veri e propri ambasciatori della bella stagione.

Per i migratori l’Italia costituisce un vero e proprio ponte tra Europa e Africa. Ci sono uccelli di piccola taglia che fanno migrazioni a corto raggio, come i pettirossi, o altre specie che invece si imbarcano in traversate epiche come la bellissima ghiandaia marina che vola fino in Namibia.

Upupa (Upupa epops)

L’Upupa, uccello bellissimo e inconfondibile per via del suo piumaggio zebrato e per l’inconfondibile cresta rossa, è un uccello molto diffuso in tutto il continente Euroasiatico e in Africa, fino in Niger. In Italia, durante la stagione dell’amore è presente su tutta la penisola e nelle isole maggiori, con l’esclusione delle zone montane. Durante le migrazioni l’Upupa si sposta volando di notte, compiendo viaggi attraverso tutta l’Europa e il Mediterraneo. In primavera i primi ritorni dalle zone sub-sahariane si registrano già da febbraio, la maggior parte degli esemplari però fa ritorno verso la fine di marzo, la metà aprile. Nella stagione riproduttiva i maschi aprono la loro cresta per attirare l’attenzione della femmine e per corteggiarle con il loro caratteristico canto.

Torcicollo (Jynx torquilla)

Il Torcicollo è un picchio particolarmente timido dal piumaggio screziato in cui predominano tonalità grigie e brune, proprio come la corteccia di un albero (infatti è bravissimo a mimetizzarsi). Diffuso in tutto il mondo, il Torcicollo nidifica nelle aree boreali, temperate e sub-tropicali dell’Europa e di gran parte dell’Asia, raggiungendo a Est anche la Penisola di Sakhalin in Russia e l’isola di Hokkaido in Giappone. Si adatta un’incredibile varietà di habitat, dalla Lapponia alla Sicilia. È un uccello migratore a lungo raggio che sverna soprattutto a Sud del Sahara. In Italia si stimano dalle 50.000 alle 100.000 coppie, presenti dalle Alpi fino alla Calabria e alla Puglia.

Cuculo (Cuculus canorus)

Il Cuculo, tra gli uccelli migratori è uno dei più particolari. Lo troviamo in Europa e in gran parte dell'Asia, nelle Isole Britanniche, in Francia e in Italia e perfino nella Siberia orientale e nel Kazakhstan. I primi esemplari arrivano in Italia dopo lo svernamento verso la fine di marzo, ma la maggior parte fa la sua comparsa nella seconda metà di aprile. L’Italia è interessata da movimenti di cuculi provenienti dall’Europa centro-settentrionale, ad Ovest dalle coste occidentali dell’Inghilterra, ad Est fino a quelle del Baltico meridionale. Usurpatore di nidi, in molti paesi si crede che il suo canto, che ha ispirato la creazione dei celebri orologi a cucù, dia inizio alla primavera.

 

In aprile inoltre è possibile avvistare il prispolone, il verzellino, il balestruccio, il codirosso comune, il rondone comune, la balia nera.

Gli uccelli sono gli ambasciatori della primavera: con il loro ritorno, dopo i mesi di svernamento nei paesi più caldi, inizia ufficialmente la stagione riproduttiva

Marzo è il mese in cui comincia la primavera, la natura torna a esplodere, lungo rotte a noi spesso invisibili, innumerevoli specie di uccelli migratori fanno ritorno in Italia dopo aver svernato in Africa. Chi prima e chi dopo.

Ecco un elenco di uccelli che tornano a marzo, alcuni di questi puoi vederli direttamente dalla finestra di casa o dal tuo balcone. Il calendario degli arrivi e delle partenze è indicativo, può essere infatti suscettibile in base a diversi fattori ambientali e stagionali.

Cardellino (Carduelis carduelis)

Il Cardellino è un uccello facilmente riconoscibile per via della sua caratteristica mascherina rossa. Le zone in cui si riproduce vanno dal Portogallo fino ai margini della zona boreale, in Scandinavia e Russia, le zone temperate dell’Europa meridionale e del Nord Africa. Gli spostamenti verso l’Italia si concentrano entro i 500 km di distanza, da Sardegna e  Liguria verso la costa del Nordafrica.

Cicogna bianca (Ciconia ciconia)

Diffusa in Europa, la Cicogna bianca purtroppo ha subito nel corso del XX secolo un declino a dir poco drastico. Ma oggi fortunatamente non è più così. La specie protetta in Italia già dal 1937, ha ricolonizzato  il nostro paese solo a partire dalla fine degli anni ’80. I primi arrivi dopo lo svernamento sono in marzo, mentre la partenza avviene tra agosto e settembre, con esemplari più tardivi che lasciano l’Italia a fine a ottobre. Alcuni individui svernano in Italia, sia al nord che nel meridione. Le cicogne bianche sono conosciute per essere animali molto romantici, sono difatti monogame e la coppia resta assieme per tutta la vita. In primavera il maschio arriva per primo e, in attesa della compagna, prepara il nido, che può misurare fino a 2 m di diametro e 3 m di altezza.

Nibbio bruno (Milvus migrans)

Il Nibbio bruno, un bellissimo rapace dall’aspetto nobile e altero, generalmente sverna a Sud del Sahara, fatta eccezione per qualche esemplare che predilige Francia, Spagna e Italia del sud. In Italia il Nibbio bruno nidifica lungo tutta la fascia prealpina, meno presente nell’area degli Appennini, torna a essere più comune nelle regioni tirreniche, spingendosi a Sud fino in Puglia, Calabria e nella Sicilia nord-occidentale.

Usignolo (Luscinia megarhynchos)

Anche l’Usignolo, famosissimo per il suo canto, è un uccello migratore che percorre lunghe tratte. Abituato a svernare nelle regioni tropicali dell’Africa, a sud del Sahara, tra Senegal, Etiopia occidentale e Uganda, l’Usignolo fa ritorno in Italia per la stagione dell’accoppiamento dalla fine di marzo. Gli usignoli maschi, al contrario di altri uccelli, imparano a cantare fin da giovanissimi e arrivano a conoscere tra i 120 e i 260 tipi diversi di strofe.

Tra le altre specie che ritornano in Italia a marzo ci sono l’allodola, la ballerina bianca, il tordo bottaccio, il migliarino di palude, il luì piccolo, il codirosso spazzacamino, la capinera, la passera scopaiola.

 

Un volo spettacolare caratterizzato da veloci ascensioni, picchiate spericolate e improvvisi attacchi alle prede, una vista acutissima, un profilo maestoso ed elegante. Non c’è da stupirsi se l’aquila reale è stata amata e venerata dall’uomo in ogni epoca e cultura

Fin dalla notte dei tempi l’uomo è affascinato dalla natura e dagli animali, li utilizza per cercare di capire meglio il mondo facendoli diventare protagonisti di miti, leggende, poesie, romanzi. Tra tutti gli animali l’aquila reale, considerata la “regina del cielo” è da sempre uno degli uccelli più ammirati, amati, persino adorati.

L’aquila è un rapace da record

L’aquila reale è uno dei rapaci diurni italiani più affascinanti. Pesa in media tra i 4 e i 7 chilogrammi e per una lunghezza tra gli 83 e i 92 cm (dal becco alla coda). Facile da riconoscere per le sue grandi dimensioni e per la silhouette caratteristica, l’aquila reale ha un piumaggio bruno castano che solo sul capo presenta bellissime striature dorate che svelano l’origine del suo nome scientifico Aquila chrysaetos che letteralmente significa “Aquila d’oro”.

Ma il dato più sorprendente sull’aquila reale è la sua apertura alare che spesso tocca i 2,4 metri. Queste ali da Guinness dei primati, unite a una muscolatura potente, sono il vero segreto della straordinaria abilità di volo dell’aquila che può superare in picchiata i 200 chilometri orari ed è capace di acrobazie aeree impressionanti come picchiate e virate improvvise.

Uccello del Tuono e Regina di tutti gli uccelli

Animali maestosi, liberi di volare verso l’alto, tra le vette delle montagne, nella vastità del cielo. Per questo nella mitologia antica l’aquila è spesso associata al sole ed è considerata, a seconda delle diverse culture, una manifestazione dello spirito divino o una messaggera degli dei. Nella tradizione greca e romana l’aquila è il simbolo di Zeus e, come il padre degli dei, è portatrice di fulmini e immagine di grande potenza.

Ami la natura?Se ti piace immergerti nello spettacolo di un volo o osservare gli uccelli tra i rami, puoi conoscere sempre di più sul loro mondo. Come stanno le rondini, i falchi, le cicogne? Scoprilo iscrivendoti alla Lipu con 25 euro e aggiungendo una donazione a partire da 30 euro. Riceverai il nuovo affascinante libro "Conoscerli, proteggerli", frutto di oltre 10 anni di studio su 250 specie che nidificano in Italia.

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Anche nella cultura dei nativi americani le aquile sono gli uccelli dei fulmini o meglio ancora “Uccelli del tuono”, incarnazione del Grande Spirito e per questo adorate e rispettate. Piume di aquila, totem e maschere con le sembianze di aquila erano molto comuni nei riti sciamanici Sioux. “Vola in alto per potere abbracciare con lo sguardo una visuale più ampia sulle zone sottostanti. Ed è per questo che gli uomini dicono dell'aquila che, fra tutti gli uccelli, è l'unico a essere divino” (Aristotele).

Nell’antica Babilonia, Ningirsu, dio delle tempeste e della fertilità, era impersonificato da un’aquila bicipite ovvero con due teste che guardavano in direzione opposta. Nelle fiabe, così come negli antichi bestiari medievali, se il leone è il re degli animali sulla terra l’aquila è considerata la regina di tutti gli uccelli. Nella simbologia cristiana l’apostolo Giovanni è spesso rappresentato sotto forma di aquila, con volto o ali di aquila sono spesso raffigurati gli angeli. Tra i vari attributi legati alla figura dell’aquila c’è anche quello dell’intelligenza tanto che, ancora oggi, di una persona non molto sveglia si usa dire “non è un’aquila”.

L'aquila reale: uno spietato rapace o una madre amorevole?

Spesso i rapaci sono associati a un’immagine aggressiva e per niente amorevole, ma osservare l’aquila reale nella sua vita di coppia può aiutare a sfatare questo falso mito. Le aquile infatti, una volta formata la coppia, rimangono fedeli per tutta la vita.

Il maschio e la femmina si scelgono con uno spettacolare rito nuziale che avviene in volo.

A prima vista potrebbe essere scambiato per una battaglia tra due esemplari della stessa specie, invece si tratta di una danza di corteggiamento tra i più elaborati di tutto il regno animale. Anche nella costruzione del nido e nelle cure parentali le aquile si dimostrano molto più attente e affettuose di come spesso la tradizione popolare le ha dipinte.

Il fascino dell'aquila reale nell'arte

Ratto di Ganimede, Correggio, 1531 - 1532. Donatello, rilievo con simbolo dell'Evangelista Giovanni - Basilica del Santo Padova. Fibula a forma d'aquila, Domagnano (500 circa) foto Sailko. CC BY-SA 3.0Ratto di Ganimede, Correggio, 1531 - 1532. Donatello, rilievo con simbolo dell'Evangelista Giovanni - Basilica del Santo Padova. Fibula a forma d'aquila, Domagnano (500 circa) foto Sailko. CC BY-SA 3.0Anche la storia dell’arte dimostra il fascino che gli uomini hanno nutrito nei secoli per questi animali straordinari. Nell’antico Egitto, l’anima veniva spesso rappresentata sotto forma di un’aquila; ecco allora che talismani a forma di aquila venivano nascosti tra le bende delle mummie per permettere all’anima di liberarsi dal corpo e volare nell’al di là dopo la morte.

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Uno dei più bei gioielli di tutto il medioevo europeo è proprio una “fibula” d’oro con la forma di un'aquila, ritrovata nella Repubblica di San Marino è parte del celebre Tesoro di Domagnano (V-VI secolo) e oggi conservata a Norimberga. Pittori di tutte le epoche hanno reso immortale attraverso dipinti e sculture il mito di Ganimede, il giovane e bellissimo coppiere degli dei, rapito da Giove sotto forma di aquila.

 

Proteggiamo l’aquila reale

In Italia l’aquila reale è presente sulle Alpi, sugli Appennini e sulle isole maggiori. Per sopravvivere ha bisogno di pareti rocciose per nidificare e ampi territori di caccia con un’alta percentuale di aree aperte costituite da praterie alpine, roccia nuda e radi cespuglieti, dove poter trovare le prede di cui si nutre.

Oggi l’aquila reale è considerata in uno “stato di conservazione inadeguato”, confermato dal fatto che anche nella Lista Rossa Italiana degli uccelli nidificanti la specie è considerata ancora a rischio nella categoria Near threatened (NT). L’aquila infatti, come altri grandi rapaci, non riesce sempre a riprodursi a causa soprattutto del disturbo provocato dall’uomo. Un turismo più consapevole e un’adeguata regolamentazione delle attività sportive di alta montagna (come l’arrampicata sportiva) possono essere buone pratiche per garantire la sopravvivenza di questa straordinaria specie.

Giovedì, 01 Dicembre 2016 15:23

Come riconoscere gli uccelli dalle loro orme

In inverno c’è un motivo in più per osservare gli uccelli: sono loro stessi a lasciare numerose preziosissime tracce. Analizzare questi piccoli indizi ti porterà nel vivo di un’indagine tutta naturale

Nella stagione invernale molti uccelli scelgono di riparare verso mete dal clima più favorevole. Ma ciò non significa che in Italia non se ne trovino anche nei mesi freddi: alcune specie si spostano nel Mediterraneo dal più gelido Nord Europa, altre sanno adattarsi bene al clima invernale. E’ un’opportunità ancora più suggestiva per seguire, letteralmente, le orme delle specie più varie.Un metodo davvero speciale per “star dietro” a questi uccelli è quello del riconoscimento delle impronte: a seconda di specie, velocità, sesso e abitudini, ogni uccello lascia la sua traccia distintiva, esattamente come ogni essere umano si riconosce dalle impronte digitali. In inverno le occasioni di individuare le tracce aumentano, grazie alla neve o al fango su cui gli uccelli lasciano segni, come su di un naturalissimo foglio. Mai sentito parlare di snow tracking? Aguzzando la vista vicino alle mangiatoie o ai birdgarden, o semplicemente durante una passeggiata dopo una nevicata, ci si può improvvisare veri e propri “investigatori” della natura.

Come studiare le impronte? Innanzitutto è utile ricondurre ogni traccia alle sue caratteristiche principali, in modo da individuare per prima cosa la famiglia che raggruppa le varie specie. Se ad esempio ci si trova di fronte a quattro dita allungate e sottili di circa 2-4 centimetri, è probabile che si tratti di un esemplare appartenente al gruppo dei passeriformi come quello dei corvidi. Invece, le impronte che raggiungono lunghezze di 5-8 cm, con due dita avanti e due dietro, dalle dimensioni medio-grandi, potrebbero appartenere a cuculi, picchi o rapaci notturni.

Un altro elemento fondamentale nell’analisi delle impronte, quando ne troviamo più d’una, è quello di osservare come sono disposte fra di loro: siamo di fronte, in questo caso, a quella che viene chiamata pista.

Il tracciato può dirci molto sull’identità di chi l’ha prodotto: ci sono uccelli che camminano a lungo al suolo, mentre altri addirittura corrono (in questo caso le singole orme saranno più lontane fra loro). Alcune specie, come i lucherini e i cardellini, procedono a balzi, lasciando coppie di impronte allineate e più o meno distanziate le une dalle altre; altri, come corvi e passeri, zampettano così che in ogni coppia distanziata di impronte, il segno di una zampa sia leggermente avanzato rispetto a quello dell’altra.

Identificare con sicurezza una specie dalle impronte lasciate sul terreno non è impresa semplicissima, ma con pazienza ed esperienza si possono fare enormi passi in avanti. Un’avvertenza, però: è bene seguire le impronte solo per brevi tratti e possibilmente a ritroso rispetto alla direzione dell’animale, in modo da non disturbarlo eccessivamente avvicinandosi.

 

Le impronte, in ogni caso, sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano i vari tipi di uccelli. Ci sono numerosi altri elementi per riconoscerli, dal piumaggio al canto, dai vari comportamenti alle abitudini alimentari.

 

Per diventare un vero birdwatcher è essenziale dotarsi di un buon manuale illustrato, utile sia agli esperti nelle escursioni all’aria aperta, che ai principianti nei primi avvistamenti in giardino o sul davanzale di casa: iscrivendoti alla Lipu puoi ricevere la nuova guida “Tutti gli uccelli d’Europa” un aiuto sicuro che contiene tutte le informazioni essenziali per riconoscere più di 850 diverse specie di uccelli.

 

 
 
Lunedì, 06 Luglio 2015 11:30

Il fenicottero

Di tutti gli uccelli è sicuramente il più alla moda. Coloratissimo e glamour, dalla linea elegante, ma anche un po' goffo sulle sue lunghissime zampe.

È una delle specie più appariscenti del regno animale, il suo colore e il suo comportamento originale hanno dato origine a fiabe e leggende. Dal cinema al design contemporaneo tutti vanno pazzi per il fenicottero e c’è chi la chiama “Flamingo mania”, ma in pochi conoscono le tante curiosità di questa bellissima specie che ha ancora molto da insegnarci. Il Fenicottero (Phoenicopterus roseus) è una specie tipicamente mediterranea, ma nidifica in Italia solo da pochi anni.

Nel 1993 la prima colonia di fenicotteri è stata avvistata in Sardegna nell'area delle saline di Montelargius. L'anno seguente un'altra colonia si è insediata nelle Paludi di Orbetello, in Toscana. Il fenicottero ama muoversi e viaggiare molto, anche più volte nel corso della stessa stagione migratoria. Solo negli ultimi anni l'inanellamento ha permesso ai nostri scienziati di farsi un'idea più precisa dei grandi spostamenti di questo splendido migratore.

Il nido del fenicottero

Il fenicottero costruisce un nido molto semplice, un cumulo di fango che si eleva dal terreno e che proprio sulla parte sommitale ha una depressione per accogliere le uova. Una forma molto particolare, un tronco di cono che a molti ricorda quella dei “Nuraghe” sardi, regione, dove peraltro la specie nidifica con migliaia di coppie Se il fango non è disponibile a volte il nido può essere costruito con detriti. Il nido è spesso foderato con fili d’erba, piccoli rami o piume. L’uovo del fenicottero ha la forma di una grande arancia e viene covato da entrambi i genitori per circa un mese prima di schiudersi.

Il mito dell’Araba fenice

Il fenicottero è un migratore che nel suo lungo viaggio può arrivare a toccare diversi continenti, dall’Europa dove vive tutto l’anno all’Africa per arrivare fino in Asia. La migrazione del fenicottero spesso non è regolare, può capitare infatti che una colonia scompaia da un luogo per poi tornare a visitarlo solo diversi anni dopo.

Questo comportamento potrebbe aver contribuito alla nascita mito della Fenice, l’uccello leggendario che dopo aver vissuto per cinque secoli si lasciava bruciare su un nido di erbe aromatiche per poi risorgere dalle proprie ceneri.

Fenice o no il Fenicottero è una specie molto longeva che non smette di sorprendere gli scienziati. Nel 2017 nella Riserva Saline di Priolo è stato avvistato un fenicottero inanellato nel 1979. Amelie, così è stata ribattezzata, era nata circa 40 anni fa in Francia e a partire dai suoi avvistamenti è stato possibile ricostruire il viaggio della sua lunga vita attraverso la Sardegna, la Tunisia e la Spagna.

Era il suo corpo fatto di penne eran di petalo le sue ali era una rosa che volava diretta verso la dolcezza. (Pablo Neruda, Flamenco)

C'è un fenicottero nel cuore dei Soci della Lipu

Il fenicottero disegnato da Silvia Molinari per tutti i Soci della Lipu

Per tutti i Soci Lipu l’autunno quest'anno porta uno splendido fenicottero illustrato da Silvia Molinari. Con la rivista "Ali" tutti i Soci riceveranno subito la stampa realizzata dall'artista per ricordare che intorno a noi c'è una natura preziosa che va protetta e conservata come fa la Lipu da più di 50 anni. Inoltre con numero invernale della rivista Ali, i Soci riceveranno in regalo un'altra splendida stampa: il moriglione.

Compila questo modulo per iscriverti alla Lipu, sostenere la nostra Associazione e ricevere la tessera di Socio, l'adesivo e la rivista Ali con il fenicottero disegnato da Silvia Molinari.

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Ma perché i fenicotteri sono rosa?

E' tutta colpa dei gamberetti. Il colore delle penne dei fenicotteri è dovuto ai carotenoidi, dei pigmenti organici presenti in molti molluschi, crostacei e insetti acquatici come l'Artemia salina, un minuscolo gamberetto di cui vanno ghiotti i fenicotteri. Più un fenicottero mangia questi gamberetti e più il suo piumaggio si colora di un rosa più intenso. Infatti i fenicotteri allevati in cattività perdono il loro caratteristico colore e diventano bianchi. Per lo stesso motivo i giovani nei primi mesi di vita sono bianchi, non avendo ancora “assorbito” il pigmento colorato.

Il becco del fenicottero

Ti sei mai chiesto invece perché il becco del fenicottero è ricurvo verso il basso? A differenza di quanto si pensa comunemente, il becco del fenicottero non serve ad afferrare la preda, ma (come accade anche per le balene) si tratta di un sofisticato filtro che attraverso speciali lamelle lascia uscire l'acqua intrappolando invece i microorganismi di cui si nutre l'animale.

Una rincorsa spettacolare

LA STAMPA D'AUTORE DEL FENICOTTEROC'è anche il fenicottero, insieme al moriglione. Iscriviti alla Lipu e ricevi le stampe preziose di Silvia Molinari.

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Il fenicottero si riunisce in gruppi nelle zone umide in cui caccia e fa il nido. Vedere una colonia di fenicotteri è sempre uno spettacolo mozzafiato. Uno dei momenti più divertenti quando si osserva un fenicottero è la sua lunga corsa prima di spiccare il volo. Il fenicottero come una ballerina un po' impacciata, prende la rincorsa allungando il collo e, per qualche istante, sembra persino camminare sull'acqua prima di spalancare definitivamente le ali ed alzarsi nell'aria.

Un fenicottero in giardino

Il fenicottero, grazie al suo colore appariscente e alla sua silhouette molto riconoscibile e chic, è uno dei simboli assoluti della cultura pop americana. Nel 1956 lo scultore e designer Donald Featherstone, impressionato da una foto di fenicotteri su National Geographic, crea il “pink flamingo”, una statua da giardino in plastica che ha subito un successo di massa e in poco tempo compare nei giardini di mezza America. Il “pink flamingo” è diventato un vero oggetto di modernariato, collezionato ed esposto nei musei, è anche comparso in centinaia di film hollywoodiani, spot pubblicitari e video musicali.

Alice gioca con il fenicottero. Da un manoscritto originale di Lewis CarrollAlice gioca con il fenicottero. Da un manoscritto originale di Lewis Carroll I fenicotteri più famosi nel mondo delle fiabe sono sicuramente quelli di Lewis Carroll. In Alice nel Paese delle Meraviglie la protagonista si trova coinvolta in un assurdo torneo di croquet indetto dalla Regina di Cuori, in cui fenicotteri e ricci sono parte del gioco.

Proteggiamo il nido del fenicottero

Oggi in Italia il fenicottero è presente in Sicilia, in Toscana, in Puglia, in Sardegna e nelle Valli di Comacchio. A pochi chilometri dalle più frequentate spiagge del nostro paese c'è sempre una zona in cui vive il fenicottero. Ma perché è così importante proteggerlo? Il fenicottero è l'animale simbolo di uno degli habitat più preziosi del nostro Paese, quello delle zone umide. Le zone umide come lagune, laghi, paludi, acquitrini e stagni sono dei veri paradisi per la biodiversità e ospitano centinaia di specie di anfibi, mammiferi, rettili, uccelli e altri animali. Un ecosistema delicato in cui ogni ospite è essenziale alla sopravvivenza degli altri. Per questo le zone umide sono protette dalle Direttive europee “Habitat” e “Uccelli” e dalla Rete Natura 2000. Proteggere la biodiversità è importante, iscriviti alla Lipu.

 

La cosa migliore che puoi fare, questa primavera, è scoprire il birdwatching. Non è affatto un'attività di nicchia ma un'esperienza ricca, coinvolgente e piena di sorprese. Scopri come iniziare a fare birdwatching.

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Il birdwatching, l'osservazione degli uccelli, nasce alla fine dell'Ottocento ma si impone soprattutto negli ultimi decenni, con il diffondersi tra la gente dell'ambientalismo e dell'interesse per la natura. Oggi il Birdwatching è un'attività praticata in tutto il mondo, da appassionati, esperti ma anche da persone comuni e personaggi famosi, come Paul McCartney e Mick Jagger.

Scopri 5 buoni motivi per cui anche tu devi assolutamente iniziare a fare birdwatching.

1. Perchè l'Italia è il paese degli uccelli

L'ambiente italiano è molto ricco di habitat: la macchia mediterranea, l'alta montagna, il bosco, le zone umide. L'Italia è anche un importante crocevia tra Africa ed Europa per milioni di uccelli migratori, che attraversano i cieli italiani o si fermano nei nostri territori, a sostare o nidificare. Tutto questo fa sì che il nostro Paese sia un luogo davvero privilegiato per chi ama gli uccelli. Uccelli meravigliosi, colorati, dalle abitudini più diverse.

Fare Birdwatching in Italia è un'esperienza bellissima, che molti birdwatchers nel mondo ci invidiano.

Garzetta Airone (foto: Emanuele Stival)Garzetta Airone (foto: Emanuele Stival)

2. Perchè il Birdwatching è stare con la gente

Il Birdwatching può essere una bellissima occasione di trascorrere tempo con la persone che ami, gli amici, la famiglia, i figli. In un mondo che ci stressa e divide sempre di più, poter vivere assieme la natura è una vera ricchezza! Passare in compagnia un pomeriggio all'aria aperta è un modo per conoscere meglio se stessi e gli altri e condividere un'esperienza di benessere profondo: il canto di un usignolo, il lamento di un tarabuso nascosto nel canneto, i voli delle gru in migrazione, i tuffi delle anatre nello stagno. Il Birdwatching inoltre si combina perfettamente con altre passioni, come il trekking, la fotografia e persino la pittura. E allora cosa aspetti? Invita qualcuno che ti piace a fare Birdwatching con te.

tecnica di flirt: il birdwatchingtecnica di flirt: il birdwatching

3. Perchè il Birdwatching è tenersi in forma

Altro che palestra! Diamoci al birdwatching! Il Birdwatching è il modo migliore per rimettersi e tenersi in forma. Trascorrere del tempo e camminare all'aria aperta, anche nei luoghi vicino casa, aumenta le difese immunitarie dell'organismo e fa bene a cuore, circolazione, muscoli, polmoni. Inoltre, la luce del sole stimola la produzione di melatonina e agisce come antidepressivo naturale. Chi fa Birdwatching sviluppa anche maggiori capacità di riconoscimento e di memoria, oltre ad accrescere la propria cultura. Insomma, il Birdwatching è un modo economico di tenere la mente e il fisico in allenamento, scoprendo le bellezze degli uccelli.

Sei convinto adesso? Fare Birdwatching fa bene, benissimo, al corpo e allo spirito.

fare bird watching in natura fa bene!fare bird watching in natura fa bene!

4. Perché il Birdwatching ti fa scoprire cosa succede davvero nel tuo giardino

La maggior parte di noi non sa cosa accade nel proprio giardino, cosa accade davvero. Non sa che ogni giorno il giardino si popola di forme, voli, colori diversi. Non sa che in esso si consumano amori passionali e dure lotte per il cibo, più che in Game of Thrones! Osservandolo bene, il nostro giardino potrebbe insegnarci tanto sulla vita, su come costruire un nido e difenderlo, su cosa significhi cercare il cibo, su come competere o collaborare con gli altri.

E' uno straordinario film naturale, il nostro giardino, e gli attori protagonisti sono merli, passeri, capinere, pettirossi!

Merlo (foto: Michele Lamberti)Merlo (foto: Michele Lamberti)

5. Perché chi fa Birdwatching aiuta la natura

Il Birdwatching è uno splendido modo di vivere la natura ma può essere anche un'attività utilissima alla conservazione della biodiversità. Gli uccelli infatti sono tra i primi indicatori dello stato di salute del territorio, della qualità dell'aria e dell'acqua e persino dei cambiamenti climatici. Una specie osservata sempre meno potrebbe essere una specie in pericolo. Ecco, allora, che la passione dei birdwatchers, anche quelli più improvvisati, può aiutare a censire le specie di uccelli del nostro Paese e contribuire alla loro conoscenza e tutela.

Ma c'è un altro modo per aiutare la natura e gli uccelli: iscriversi alla Lipu. In questo modo aiuti concretamente la meravigliosa causa della tutela della biodiversità.

Giovedì, 25 Luglio 2013 11:42

Dove fare Birdwatching in Italia

Nord, Sud, isole, ecco alcuni dei luoghi più suggestivi e consigliati per fare Birdwatching in Italia.

Diventa un vero birdwatcherDiventa Socio Lipu (o regala l'iscrizione) con le quote speciali e ricevi “Birdwatching facile”, la guida fondamentale per cominciare a riconoscere gli uccelli.

ISCRIVITIricevi subito la guida

Dalle foreste alle zone umide, dalle zone collinari e montane alle rocce sul mare, una grande varietà di ambienti e un tripudio di voli, colori, versi, abitudini: è il Birdwatching in Italia, con la Lipu, per appassionarsi e conoscere.

Mercoledì, 24 Luglio 2013 16:15

Guida al Birdwatching

Conoscere le singole specie di uccelli è un passo fondamentale per imparare ad amare ciò che ci circonda.

Ami la natura?Se ti piace immergerti nello spettacolo di un volo o osservare gli uccelli tra i rami, puoi conoscere sempre di più sul loro mondo. Come stanno le rondini, i falchi, le cicogne? Scoprilo iscrivendoti alla Lipu con 25 euro e aggiungendo una donazione a partire da 30 euro. Riceverai il nuovo affascinante libro "Conoscerli, proteggerli", frutto di oltre 10 anni di studio su 250 specie che nidificano in Italia.

ISCRIVITI
Ricevi il libro "Conoscerli, proteggerlI"

La Lipu ha deciso di realizzare questa mini guida al Birdwatching che ti permette di identificare ben 120 specie di uccelli. Con questa guida puoi imparare a riconoscere le specie del nostro paese grazie alle illustrazioni che ritraggono gli uccelli raggruappati secondo il loro habitat rappresentativo.

Compila il form e scarica gratis la Guida facile al riconoscimento degli uccelli. Uno strumento indispensabile per avvicinarsi al mondo del Birdwatching.

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Giovedì, 18 Luglio 2013 11:20

Gli strumenti del birdwatcher

Per fare Birdwatching non serve un'attrezzatura particolarmente sofisticata. Lo strumento più importante per fare Birdwatching è senz’altro il binocolo.

 

Come scegliere il giusto binocolo. In commercio ne esistono diversi modelli, per tutte le tasche, con prezzi che vanno da poche decine di euro agli oltre 2 mila. Nella scelta all’acquisto, oltre che del prezzo, è utile tenere conto di tre importanti caratteristiche: il peso, la robustezza, la luminosità. Su ogni binocolo sono riportati due numeri, come ad esempio 8x40 (oppure 10x40). Il primo numero (in questo caso 8) indica gli ingrandimenti, il secondo (in questo caso 40) il diametro dell’obiettivo. La luminosità di un binocolo è espressa dalla divisione del diametro dell’obiettivo per il numero di ingrandimenti.

 

Per fare bird watching, i binocoli adatti sono quelli che vanno dagli 8x40 fino ai 10x50. Prima dell’acquisto di un binocolo è consigliabile sempre “provarlo”, per capire anche come lo si “sente fra le mani”.

La Guida al riconoscimento degli uccelli. Altro strumento fondamentale è la guida al riconoscimento degli uccelli. Ne esistono diversi tipi ed edizioni, alcuni dei quali ormai leggendari. Ci sono guide “fotografiche” e guide “disegnate”. Noi consigliamo queste ultime, le guide con i disegni, in cui poter osservare bene gli uccelli e cogliere, ad esempio, le piccole sfumature, i diversi piumaggi, le differenze tra maschi, femmine e giovani, nonché apprezzare i confronti tra specie molto simili. Nelle guide fotografiche, pur molto belle, è di solito raffigurato invece un unico uccello.

Ci sono guide al riconoscimento di diverse zone del mondo o addirittura guide generiche di uccelli di tutto il mondo. Ma quella che, per prima cosa, serve a tutti noi, è una guida agli uccelli d’Europa. Ad esempio, la Guida "Tutti gli uccelli d'Europa" di Ricca Editore.

Altre guide disponibili sono quelle relative a specifici gruppi di uccelli, ad esempio rapaci diurni, anatidi, turdidi eccetera, che potranno essere acquistate dai più esperti o comunque più avanti nel tempo.

Un taccuino per appunti. Per segnare le mete, gli avvistamenti, le curiosità, e tenere un piccolo diario delle emozioni in natura.

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