Il problema della pesca intensiva e del bycatch
La pesca intensiva e la morte accidentale degli uccelli nelle reti da pesca stanno minacciando gi uccelli marini e non solo. La Lipu e BirdLife International lavorano da tempo per studiare e contrastare questi fenomeni.
Oggi oltre il 75% degli stock ittici è sovrasfruttato nelle acque europee, con un crollo della disponibilità di pesce e la distruzione degli ecosistemi marini. Le conseguenze sono drammatiche per la sopravvivenza degli animali che dipendono dal pesce per la propria alimentazione, ma gravi anche per la salute umana, la sicurezza alimentare e l'economia.
Inoltre, ogni anno migliaia di uccelli marini, talvolta appartenenti a specie prioritarie, restano vittime del fenomeno noto come bycatch, vale a dire la cattura accidentale causata da strumenti da pesca. Queste catture accidentali rappresentano una grave minaccia per molte popolazioni di uccelli marini, di cui almeno 49 classificate come specie di interesse consevazionistico.

Uccello impigliato nella rete da pesca (foto Vero Cortés)
Uno studio di Ramunas Zydelis, biologo marino di BirdLife International ha rivelato che sono almeno 400.000 le vittime accidentali della pesca con il tramaglio, una particolare rete da pesca costiera, detta anche “da posta”. Il nylon con cui è realizzata, rende la rete praticamente invisibile, cosicché in essa finiscono animali di ogni sorta: non solo i pesci che si intende pescare ma anche, appunto, delfini, tartarughe, talvolta foche. Gli uccelli marini, avvistato il pesce, si avvicinano restando impigliati nella rete e finendo per annegare.
Zydelis nota che, a differenza della pesca con i palangari e le reti a strascico, per i quali già esistono semplici soluzioni tecniche disponibili per ridurre le catture accidentali di uccelli marini, la ricerca di misure analoghe per i tramagli sia stata finora molto limitata e sia ormai urgente uno sforzo deciso per individuarle e fronteggiare il problema.

Uccello impigliato nella rete da pesca (Vero Cortés)
Dopo anni di pressione da parte di BirdLife International, la Commissione europea ha realizzato un Piano d’azione per la tutela degli Uccelli marini, che sottolinea la gravità del problema del bycatch e individua una serie di possibili soluzioni tecniche al fine di ridurre al minimo le catture accidentali con attrezzi da pesca. C’è quindi una presa d’atto da parte delle autorità. Tuttavia, l’applicazione del Piano d’azione è allo stato attuale di natura volontaria: gli Stati non sono obbligati a metterlo in atto. Di conseguenza, le azioni correttive concrete sono state fino ad ora molto sporadiche.
Per questo motivo la Lipu, assieme a BirdLife, chiede misure vincolanti da includere nell'ambito della Politica comune sulla pesca (Pcp), finalizzate a migliorare la raccolta di dati e a fornire finanziamenti per la ricerca al fine di individuare i migliori metodi per evitare che gli uccelli marini restino uccisi nei tramagli: l’utilizzo di ami da pesca che siano meno visibili per gli uccelli, l’utilizzo di reti più pesanti e - al contrario- più visibili, l’installazione di deterrenti acustici per allontanare gli uccelli e le altre prede accidentali e una generale responsabilizzazione e un maggior coinvolgimento degli stessi pescatori, anche nel compito di raccogliere dati sulle catture e uccisioni accidentali di animali marini.
Il coinvolgimento dei pescatori può essere una delle chiavi di volta.
La responsabile Policy del Global Seabird Programme di BirdLife International, Rory Crawford, ricorda come il lavoro sui palangari e i pescherecci che effettuano pesca a strascico in tutto il mondo ha dimostrato che un approccio collaborativo con l'industria della pesca è utile e in grado di ridurre in modo consistente le catture accidentali di uccelli marini.