Lipu Onlus, natura, uccellie animali selvatici in Italia

Botulismo aviario, Lipu lancia l'allarme: "Urge conferenza nazionale"

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Strage di uccelli a Ravenna, Lipu lancia l'allarme: serve una strategia generale sulle aree umide o il botulismo aviario si aggravera'. Il fenomeno è destinato a peggiorare anche a causa dei cambiamenti climatici

Attuare un monitoraggio attento delle zone umide, intervenire per alzare la qualità delle acque, evitare i prelievi durante la stagione estiva. La Lipu-BirdLife Italia rilancia alcune proposte gestionali a pochi giorni dalla nuova grave strage che ha colpito e ucciso centinaia di uccelli selvatici nella Valle della Canna, nel Parco del Delta del Po emiliano, a causa della presenza di botulino. Un problema, quello del botulino aviario, che colpisce gli uccelli acquatici, in particolare migratori come anatre e cavalieri d’Italia, soprattutto nel periodo estivo e autunnale, quando le alte temperature e la scarsità di ossigeno nell’acqua, dovuta spesso a scarichi fognari e aggravata dalla siccità e, più di recente, dai cambiamenti climatici, favorisce l’insorgere del botulino, che possono causare la morte degli animali per paralisi cardio respiratoria e portare a vere e proprie stragi. Per la Lipu dunque serve una gestione attenta e rigorosa di tutte le aree umide con presenza di uccelli selvatici, con un approccio integrato che difenda la biodiversità, crei sicurezza e predisponga soluzioni adattative ai climi che cambiano. “Le azioni da mettere in pratica per ridurre al minimo il problema del botulismo aviario sono almeno tre – dichiara Claudio Celada, direttore Area conservazione Lipu-BirdLife Italia – La prima è un monitoraggio attivo nel quale documentare le condizioni ambientali e i focolai. Inoltre occorre intervenire, qualora necessario, modificando le condizioni ambientali per prevenire lo sviluppo del botulino, in particolare immettendo nelle aree umide acqua pulita. Inoltre evitare i prelievi d’acqua durante la stagione calda come mezzo di controllo di pesci e vegetazione.

“Per prevenire il fenomeno – conclude Celada – serve un cambio di rotta, che preveda controlli e interventi su livelli e qualità dell’acqua in grado di anticipare i fenomeni e ridurre i rischi sanitari. Urge una conferenza nazionale sulle zone umide, con i massimi esperti e i decisori politici".
 

Martedì, 08 Ottobre 2019 11:41

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