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L’allodola, storie e leggende della messaggera dell’alba

L’allodola, storie e leggende della messaggera dell’alba
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Da sempre il suo canto ispira poeti, scrittori, musicisti. Shakespeare la chiamava “La messaggera dell’alba” sapendo che canta al sorgere del sole. L’allodola è uno degli uccelli più poetici che esistono, ma oggi, a causa della caccia e dei problemi legati al suo habitat naturale, rischia di scomparire per sempre.

Piccolo uccello delle campagne, vivace e riconoscibile per la sua voce cristallina. L’allodola (Alauda arvensis) canta quando spicca il volo verso l’alto, canta alle prime luci dell’alba. Ed è proprio questa caratteristica quasi magica ad affascinarci, tanto che da sempre l’uomo ha dedicato leggende, favole e poemi a questo bellissimo animale portatore del nuovo giorno.

L’allodola nelle leggende: il simbolo del bene

Allodola in voloAllodola in volo

Nella mitologia nordica l’allodola è custode dei campi e spirito del grano. Questo racconta già molto del suo rapporto strettissimo con la terra e l’agricoltura. Gli antichi erano affascinati dal suo volo rapido e ascensionale e per questo la credevano messaggera degli dei, capace di unire terra e cielo, simbolo dell’immortalità dell’anima. Anche gli antichi testi indiani indicano l’allodola come esempio di saggezza e spiritualità. Allodola in sanscrito si dice bharadvaja che significa “colui che canta” ed è anche il nome di uno dei saggi del Mahabharata, che secondo la leggenda fu nutrito proprio da questo piccolo uccello.

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Racconta Plutarco che l’isola di Lemno fu messa in ginocchio da un’invasione di locuste, molto pericolose per i raccolti e portatrici di carestie. Furono allora le allodole a salvare gli uomini mangiando le uova degli insetti. Per questo le allodole diventeranno uno dei simboli del bene che sconfigge il male e, in periodo medievale, simbolo sia di Cristo che sale in cielo, sia del bravo monaco che si eleva sugli altri grazie alla pazienza e alla preghiera.

Si sa che San Francesco parlava con gli uccelli della bellezza del creato. Secondo una leggenda (raccontata da San Bonaventura di Bagnoregio), alla morte del Santo centinaia di allodole volarono sopra la sua casa, nonostante fosse notte inoltrata, per ricambiarlo dell’affetto ricevuto.

La messaggera dell’alba da Dante a Shakespeare

Allodola - L.Sebastiani www.birds.itAllodola - L.Sebastiani www.birds.itSono soprattutto i grandi poeti e scrittori ad innamorarsi dell’allodola e del suo canto vivace, dedicandole versi immortali. Dante, nel suo Paradiso, ne descrive bene il comportamento:

Quale allodoletta che'n aere si spazia
prima cantando, e poi tace contenta
dell'ultima dolcezza che la sazia,
tal mi sembiò l'imago della 'mprenta…

 

Naturalmente i poeti romantici non potevano restare indifferenti allo splendido volo dell’allodola che punta verso i cieli più alti. Shelley le dedica il poema To a skylark: « Salute a te, o spirito di gioia! / Tu che non fosti mai uccello, e dall'alto / del cielo, o vicino, rovesci / la piena del tuo cuore in generose / melodie di un'arte non premeditata. / Sempre più in alto, in alto ti vedo / guizzare dalla terra , una nube di fuoco, / e percorri con l'ali l'infinito azzurro, / ti levi nell'aria cantando, /e librandoti alta ancora canta. / … »

Charles Baudelaire invidiava all’allodola la capacità di levarsi sopra il mondo e capirne i segreti: “Felice chi può con un colpo d'ala vigoroso slanciarsi verso campi luminosi e sereni; colui i cui pensieri, come allodole, verso i cieli al mattino spiccano un volo - che plana sulla vita e comprende senza sforzo il linguaggio dei fiori e delle cose mute.”

Van Gogh - Campo di grano con allodola, 1887.  Van Gogh MuseumVan Gogh - Campo di grano con allodola, 1887. Van Gogh Museum

 

Ma tra tutti i poeti, quello più innamorato dell’allodola è sicuramente William Shakespeare. Per Shakespeare l’allodola è la “messaggera dell’alba” e a lei è dedicato uno dei passi più emozionanti di Romeo e Giulietta. La notte sta per finire, l’alba sorprende i due giovani amanti che, abbracciati, non si vogliono separare: «Vuoi già andar via? Il giorno è ancora lontano. È stato l'usignolo, non l'allodola, che ha colpito l'incavo del tuo orecchio timoroso. Canta ogni notte, laggiù, su quell'albero di melograno. Credimi, amore, era l'usignolo.» «No, cara Giulietta, era l’allodola, la messaggera dell’alba».

L’allodola oggi è in pericolo.
Un mondo senza allodole non ha più poesia

Purtroppo l’allodola è molto “amata” anche dai cacciatori, che ne uccidono a centinaia di migliaia, utilizzando cartucce più grandi delle allodole stesse e spesso ignorando le limitazioni imposte dalla legge. In Europa l’allodola è diminuita di quasi il 50%. Solo in Italia, quasi due milioni di allodole sono abbattute ogni anno.

Una strage che aggrava la situazione, già drammatica, che l’allodola vive più in generale, messa in ginocchio dall’agricoltura intensiva e sempre più inquinante, che sta privando la specie degli ambienti riproduttivi e delle aree in cui svernare. La sta privando di un rifugio, di una casa. E così, il canto delizioso dell’allodola si sta trasformando in un grido di dolore, in una richiesta di aiuto. Diamo un aiuto assieme, alla messaggera dell’alba. Salviamo l’allodola.

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