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Alberta sogna un futuro senza caccia

Alberta sogna un futuro senza caccia

«Cambiare idea è possibile, perché gli occhi degli animali sanno parlarci»

I soci della Lipu hanno in comune una cosa, la certezza che lavorando insieme è possibile costruire un mondo diverso e più giusto per la natura e anche per gli uomini. La signora Alberta, Socia e Grande Donatrice è così fiduciosa nel futuro che ha deciso di riservare alla Lipu un posto speciale nel suo testamento. Le parole di Alberta ci hanno toccati e riempiti di orgoglio, per questo le vogliamo condividere.

Quand'è nato il suo amore per la natura? Mi ha accompagnato fin da bambina. Gli animali, la musica e la natura appunto sono gli unici valori che ho riscontrato nella mia vita e che, ogni volta, riescono a sorprendermi e a emozionarmi. Quando guardo alla finestra e vedo i miei "amici" — merli e passerotti posarsi sul balcone in cerca di cibo, provo una sensazione di gioia e di speranza.

Come ci ha conosciuto e cosa le è piaciuto della LIPU? Ho conosciuto la Lipu mentre ero nella sala d'aspetto di un medico, dove ho trovato Ali. La rivista mi è piaciuta subito, e ho trovato i vari articoli molto interessanti e piacevoli. Per questo mi sono avvicinata all'Associazione iniziando a chiedere informazioni sulle varie attività e diventando Socia e Donatrice quasi da subito... era il 1989.

Perché ha deciso di includere la LIPU nel suo testamento? In un numero di Ali che, come Socia, ho ricevuto a casa, mi ha colpito moltissimo un editoriale dell'allora presidente Danilo Mainardi, così competente e coinvolgente al tempo stesso. Il professor Mainardi è una persona che ho sempre ammirato e stimato moltissimo. Per me Mainardi è stato la garanzia della serietà e dell'ottima gestione dell'Associazione.

Qual è il suo più grande desiderio per il futuro? Che gli animali non siano maltrattati, che non vengano usati come cavie per gli esperimenti, in altre parole che siano rispettati. Spero che ci sia sempre più tutela per queste bellissime creature e per gli ambienti in cui vivono.

E poi ho un sogno... Un giorno ho letto un articolo che parlava di un cacciatore che, dopo avere sparato a un merlo l'ha trovato ancora vivo e agonizzante. È stato talmente colpito dalla sofferenza di questa piccola creatura, che in un istante ha capito quanto fosse ingiusta la caccia e ha appeso per sempre il suo fucile al chiodo. Storie come questa mi fanno pensare e sperare che cambiare idea è possibile, perché gli occhi degli animali sanno parlarci. Ecco il mio sogno: un futuro senza più caccia.

*il nome della signora Alberta è un nome di fantasia scelto per tutelare la sua privacy

 

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