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Perché gli alberi fanno bene alla natura (e anche a noi)

Perché gli alberi fanno bene alla natura (e anche a noi)
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Respira, si nutre, cresce e si riproduce: un albero è un essere vivente, parte fondamentale e “attiva” del nostro ambiente e della nostra cultura. Difendere gli alberi significa difendere il nostro benessere, in campagna e in città, così come la nostra memoria.

Gli alberi: un bene per la natura

Senza gli alberi la vita sulla Terra sarebbe impossibile. Può sembrare una frase banale ma è la realtà. Le specie vegetali infatti forniscono l’ossigeno fondamentale alla nostra esistenza e sono al contempo una parte essenziale della catena alimentare e di sostentamento per le specie del nostro pianeta. Non solo: grazie ai loro processi di respirazione e fotosintesi, gli alberi aiutano a combattere il riscaldamento climatico assorbendo l’anidride carbonica e contribuiscono alla pulizia dell’aria, incamerando inquinanti come ozono, ossidi di nitrogeno e biossidi di zolfo.

Una grande quantità di alberi contribuisce a una migliore termoregolazione dell’ambiente e questo vale soprattutto in città dove, senza la preziosa azione delle piante, i riscaldamenti domestici e le esalazioni del traffico aumenterebbero vertiginosamente la temperatura.

Inoltre, gli alberi sono utili nella conservazione dell’acqua e nel prevenire l’inquinamento idrico (assorbendo le sostanze nocive dalla pioggia e rilasciando invece acqua pulita in natura). Infine, gli alberi salvaguardano argini e terreni dall’erosione del suolo, fattore di estrema importanza in un Paese come il nostro spesso vittima di dissesti idrogeologici.

 

Gli alberi ci parlano

Eppure gli alberi non sono utili solo dal punto di vista ecologico ma anche da quello sociale. Accanto agli animali, gli alberi hanno fatto compagnia all’uomo fin dall’alba dei tempi. Ogni cultura ha sviluppato per loro una riverenza atavica. Ospite di spiriti divini o di esseri soprannaturali in quasi tutte le religioni, ogni albero ha poi sviluppato una sua precisa simbologia: dalla saggezza della quercia alla serietà del cipresso, dall’ulivo simbolo di vittoria ma anche di pace all’abete legato a tradizioni irrinunciabili, tra cui il Natale.

È come se da sempre l’uomo avesse instaurato con gli alberi un rapporto filosofico oltre che mistico e simbolico: è un albero, di solito identificato con un melo, il punto dal quale, quando Eva raccoglie il frutto proibito, inizia la storia dell’umanità come la conosciamo; è sempre sotto un albero, per la precisione un platano, che Socrate e Fedro disquisiscono nel celebre dialogo platonico.

E sempre gli alberi sono gli indicatori di una concezione idilliaca e bucolica della vita perfetta, ispirando poeti di ogni tempo, da Virgilio “Titiro, tu riposando alla cupola vasta di un faggio, / mediti un canto silvestre sulla sampogna leggera”) a Leopardi (“Povera foglia frale, / Dove vai tu? Dal faggio / Là dov'io nacqui, mi divise il vento”).

Nel suo recente saggio uscito per Garzanti, La saggezza degli alberi, Peter Wohlleben racconta tutto il fascino di questi esseri viventi apparentemente immobili e invece capaci di forme di comunicazione e sensibilità sorprendenti, perfino di qualità come prudenza o solidarietà verso vicini più deboli e malati. Comprendere la loro comunicazione segreta è un compito solo in apparenza arduo: “Quando si sa come e dove guardare, queste piante giganti sono come un libro aperto,” spiega Wohlleben.

“Ed è attraverso il loro linguaggio che possiamo aiutarli a trovare la giusta collocazione nei nostri giardini, a capire tempestivamente se sono in pericolo e come prendercene cura”.
Comunicare con gli alberi non è dunque un desiderio così strano: a volte ci pare di farlo spontaneamente, altre volte fantastichiamo su piante che prendono vita. Non a caso questo è un tema ricorrente nelle storie fantasy e nei film di fantascienza: dalla Nonna Salice di Pocahontas al Barbalbero del Signore degli Anelli, fino al simpatico Groot della saga dei Guardiani della Galassia. E anche se nella realtà gli alberi non parlano, il nostro dialogo con loro può avvenire in molti altri modi.

Gli alberi raccontano

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Gli alberi non sono solo oggetto dell’ispirazione creativa degli artisti, ma sono loro stessi dei narratori. La loro presenza e la loro frequenza racconta più di ogni altra testimonianza la storia e la memoria di città, borghi, quartieri e persino intere nazioni. Ad esempio, il cedro viene omaggiato sulla bandiera nazionale del Libano. Il riferimento è ovviamente all’essenza arborea più diffusa nel Paese ma anche alla storia del popolo libanese: ne fa risalire le origini, infatti, agli antichi Fenici i quali fondarono la propria potenza marittima e commerciale grazie alle navi ampie e robuste costruite in legno di cedro.

Simbolicamente quest’albero rappresenta la sacralità, la fermezza e l’eternità: il Tempio di Gerusalemme di re Salomone fu edificato proprio con questo legno, attingendo dalla grande Foresta dei Cedri di Dio, oggi Patrimonio dell’Unesco.
Dall’altra parte del mondo il ciliegio giapponese fonde in sé misticismo religioso e storia imperiale ed è a tutt’oggi un’attrazione turistica unica e ineguagliabile. Ogni anno, fra marzo e maggio, milioni di turisti ma anche di giapponesi si spostano fra Tokyo, Kyoto, Osaka e anche cittadine rurali per assistere all’hanami, la fugace fioritura dei ciliegi. Per la sua delicata bellezza e per la brevità della sua esistenza, il fiore rosato del ciliegio è simbolo di fragilità e morte, ma anche di rinascita e del meraviglioso ciclo infinito della vita.

Ma anche dalle nostre parti gli alberi sono portatori di storie e tradizioni: i filari di pioppi che ancora si incontrano nella Pianura Padana, ad esempio, ricordano strade di campagna ormai scomparse, antichi collegamenti e una civiltà agricola che ha conquistato il proprio benessere raccolto dopo raccolto.

Estirpare un albero significa cancellare una parte di una memoria che in molti casi non tornerà più. Ogni tronco, ogni ramo e persino ogni foglia, con il suo ciclico assecondare le stagioni, vanno indietro nel tempo in età che non possiamo nemmeno immaginare. Come le sequoie e gli altri alberi millenari del Nord America, testimoni di epoche in cui l’uomo ancora non era giunto.

 

Città a misura di pianta

Nel 2050 si prevede che il 70% della popolazione mondiale vivrà in città o comunque in aree fortemente urbanizzate. È dunque la fine della convivenza e di questo suggestivo rapporto con gli alberi, così come l’abbiamo conosciuto finora?

La risposta potrebbe essere no, se lo sviluppo delle nostre città seguirà nei prossimi decenni le idee fondamentali dell’ecologia urbana. Pianificare in modo diffuso e omogeneo la presenza di alberi e altre specie verdi nella progettazione cittadina permetterebbe di mantenere le funzioni ecosistemiche degli alberi stessi.

Al contempo aiuterebbe anche a proseguire nella valorizzazione di alcuni aspetti cruciali per la vita in città: un arredo urbano piacevole, una pulizia dell’aria costante, il mantenimento della biodiversità e così via. Molto possono fare in questo senso le amministrazioni incaricate di pensare o ripensare il nostro modo di vivere e abitare nel prossimo futuro.

Per aiutarle la Lipu ha appena pubblicato un documento dal titolo “Il verde urbano e gli alberi in città” che offre indicazioni fondamentali per la corretta progettazione e la gestione ecologica del verde urbano. Nel tempo sono nate tante iniziative per valorizzare la presenza e la salvaguardia degli alberi in città, dalle discussioni sull’architettura eco-sostenibile alle azioni non convenzionali del cosiddetto guerrilla gardening.

 

 

Al di là del nome bellicoso, quest’ultima tendenza consiste nel coinvolgere le comunità nel riappropriarsi degli spazi verdi lasciati in abbandono per valorizzarli e recuperarli, creando orti, piantando alberi ed essenze varie. Gli alberi sono la casa per molti uccelli e sono fonte di biodiversità e di bellezza a pochi passi da noi. Quando piantiamo un albero, quando lo difendiamo dai pericoli e gli evitiamo le ferite che quotidianamente può subire, quando ci rifiutiamo di assistere a sradicamenti o potature selvagge, non stiamo facendo del bene solamente alla natura, ma salvaguardiamo un patrimonio che darà radici più solide e sane al nostro futuro. Iscrivendoti alla Lipu o rinnovando l'iscrizione puoi difendere tutta la biodiversità, non solo gli uccelli e gli animali selvatici, ma anche gli alberi, le piante e gli habitat più preziosi del nostro Paese.

 

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