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Quel giorno di novembre che portò la primavera

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È una bella mattina di primavera del 1965, a Napoli, rione Vomero. Nell'aria il profumo di fiori si mescola a quello del caffè. Giorgio Punzo esce dalla sua casa di Via Ugo Ricci. 

Passeggia, si ferma al bar e prende il suo espresso. Chiacchiera del più e del meno.
Lascia un caffè pagato, come buona tradizione partenopea, e poi dritto dal giornalaio, a comprare il quotidiano.
Tornato a casa, si siede al tavolo dinanzi al balcone. È lì che trascorre i momenti più sereni, guardando il cielo e il mare, tra i libri di filosofia, i classici latini e greci, le amate piante e gli amati uccelli.

Il giornale parla dell'Italia di quel tempo, il boom economico che sta finendo, le automobili, gli elettrodomestici, gli scontri politici.
Giorgio Punzo legge, con un certo distacco, ma una notizia Io colpisce, lo turba. Si riapre la caccia primaverile. Ancora una volta in Italia si assisterà alla mattanza degli uccelli migratori che tornano dall'Africa a rallegrare il cielo. Un misto di stupore e rabbia assale il professore, che non tollera, non accetta. Solleva gli occhi dal giornale, riflette sul da farsi.

Ed ecco che compare lui, il passero solitario. È blu, di un blu intenso, inafferrabile. Blu come la Terra descritta da Paul Eluard: la Terra è blu, come un'arancia.
"L'alba si attorciglia sul collo. Una collana di finestre. Ali a coprire le foglie. Tu possiedi tutte le gioie solari. Tutto il sole sulla terra. Sui sentieri della tua bellezza".
Il contrasto tra la bellezza del "merlo blu" e la crudezza della notizia è forte, estremo. È in quel momento che Punzo prende la sua decisione: fondare e far crescere un'associazione che si batta in tutta Italia per proteggere gli uccelli.
"Prometto a te - dice rivolgendosi al passero - prometto alla tua bellezza, alle tue piume blu, di battermi contro questo scempio, Prometto che dedicherò la vita ad operare per voi, creature del cielo, perché possiate vivere in pace e volare libere".

Il professore si mette in azione. Cerca aiuto, progetta il da farsi, pubblica annunci sui giornali.
Pochi mesi dopo, il 13 novembre 1965, il gruppo dei fondatori della Lipu si ritrova a Roma, al Giardino zoologico di Villa Borghese, per sottoscrivere il manifesto di nascita dell'associazione. Sono in cinque: Marta Fabris, Michele Camperchioli, Vittorio Menassè, Ermanno Bronzini, Giorgio Punzo.

È uno splendido sabato mattina. Il cielo è blu come fosse primavera. Con il nome di Lenacdu, Lega nazionale contro la distruzione degli uccelli, nasce la Lipu.
La nostra storia comincia e da quel momento non si ferma, mai: impegno, azioni, successi, progetti, cultura, che in sessant'anni hanno certamente cambiato in meglio l'Italia.
E non è finita. Anzi, la storia è appena cominciata, quel giorno di novembre che sembrava primavera, ed è aperta a chiunque voglia farne parte, contribuendo alla missione di rendere il nostro paese più gentile ed attento, più accogliente per gli uccelli e più amico della natura.

 

Immagine
Passero solitario © Cristiano Tedesco