Caccia, riapre la stagione. Specie in sofferenza
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Lipu: "Disegno di riforma della 157 irresponsabile e incostituzionale. Lancetta della storia indietro al 1960. Uccelli selvatici e natura saranno messi ko"
Da domenica 21 settembre, fucili in azione in tutte le regioni italiane, per l’apertura della stagione venatoria. Anche quest’anno molte regioni hanno autorizzato la caccia ai turdidi, alla beccaccia e agli uccelli acquatici fino a fine gennaio, in piena fase di migrazione prenuziale, vietatissima dalla direttiva Uccelli. Come se non bastasse si potrà sparare a ben 21 specie che versano in cattivo stato di conservazione: allodola, alzavola, beccaccino, codone, combattente, coturnice, fagiano di monte (gallo forcello), fischione, folaga, marzaiola, mestolone, moretta, moriglione, pavoncella, pernice rossa, pernice sarda, porciglione, quaglia, starna, tordo sassello, tortora selvatica.
Questo è in effetti l’elenco delle specie che la Commissione europea ha evidenziato nella Procedura Pilot (n. 2023/10542) e per le quali non esistono piani di gestione o, qualora esistenti, scarsamente attuati. Recentemente, in particolare, la Commissione europea ha chiesto una moratoria completa per tortora selvatica, fischione, quaglia, tordo sassello, e la riduzione del prelievo del 50% per le specie mestolone, codone, alzavola. Richieste cadute pressoché nel vuoto.
E tuttavia al Governo e alla maggioranza parlamentare tutto questo sembra ancora insufficiente, visti i clamorosi contenuti del disegno di legge n. 1552 presentato al Senato dalla maggioranza, con l'avallo del ministro dell'Agricoltura Lollobrigida, che dà il via ad una sorta di piena liberalizzazione della caccia. Saltano i termini del 31 gennaio e del 10 febbraio per la chiusura della stagione venatoria, si riaprono gli impianti per la cattura degli uccelli a fini di richiamo vivo, si riducono le aree protette e si estendono i terreni dove è possibile cacciare, molte facilitazioni sono concesse ai cacciatori e ulteriori poteri decisionali alle stesse regioni, in netta violazione della potestà statale prevista dalla Costituzione in fatto di tutela della natura.
"Siamo di fronte a una proposta irresponsabile e incostituzionale - dichiara Giovanni Albarella, responsabile Antibracconaggio e Attività venatoria della Lipu - che riporta la lancetta della storia indietro di 60 anni a quando la stagione venatoria arrivava fino alla primavera, in piena migrazione degli uccelli, e le catture degli uccelli selvatici a fini di richiamo erano una prassi diffusa. Se aggiungiamo gli aspetti culturali presenti nella proposta di legge, tra cui la bizzarra idea del cacciatore custode della natura, ci facciamo un'idea del livello di questa iniziativa, che manderà al tappeto specie già oggi in condizioni di salute critiche e porterà a nuovi contenziosi comunitari. Faremo ogni cosa lecita per fermarlo".