Picchio cenerino
Picus canus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Picchio dal piumaggio che presenta una colorazione generale verde, in cui spicca una macchia rossa sul capo, mentre è grigio su collo e testa. Simile per aspetto al più comune e diffuso Picchio verde, rispetto a quest’ultimo risulta sensibilmente più piccolo e compatto, con collo corto e capo meno grosso e più tondo. La lunghezza media è di 25-26 cm, l’apertura alare compresa tra 38 e 40 cm e il peso tra 122 e 165 grammi.
La specie abita foreste miste disetanee di montagna, prediligendo quelle rade, tipiche del limite dei boschi, dove agli abeti si sovrappongono ai larici, purché siano presenti comunque radure erbose. Sulle Alpi nidifica soprattutto tra 1.000 e 1.600 m ma anche oltre i 2.000 m, fino a un massimo noto di 2.350 m in Alto Adige, mentre in Friuli-Venezia Giulia sono note nidificazioni quasi al livello del mare. Nidifica in cavità scavate sul tronco di alberi, che utilizza anche come dormitori, a un’altezza di 5-6 metri da terra, spesso localizzati su pareti rocciose o canaloni scoscesi.
Specie sedentaria, con spiccata fedeltà al territorio; può compiere spostamenti erratici di limitata entità, al di fuori della stagione riproduttiva, soprattutto in inverno.
Le formiche costituiscono la parte più rilevante della sua dieta, che si compone anche di altri insetti quali Ditteri, Coleotteri, Lepidotteri, Ortotteri, raccolti sul terreno o tronchi e ceppaie marcescenti.
A livello continentale, la specie abita l’Europa e la Siberia occidentale, mentre altre sottospecie, poco più di una decina in tutto, vivono in altre parti dell’Asia, fino alla Corea del Sud e all’isola di Sumatra.
In Italia ha distribuzione limitata alle regioni alpine nord-orientali del paese, arrivando ad ovest al confine lombardo orientale.
Lo Status
Il Picchio cenerino ha uno stato di conservazione favorevole sia in Italia che a livello continentale, dove ha sofferto un moderato declino tra il 1970 e il 1990. La popolazione italiana conta 700-1.500 coppie e il trend appare stabile negli ultimi decenni, con evidenze di incremento ed espansione territoriale a scala locale (in particolare, segnali di espansione di areale verso ovest sulle Alpi lombarde) e fenomeni di instabilità nelle porzioni marginali dell’areale.
Non sono disponibili dati relativi al successo riproduttivo.
Le Minacce
La gestione forestale intensiva rappresenta, attualmente, la minaccia principale per la specie in Italia. La rimozione di alberi morti o malati, che rappresentano invece l’ideale per questa specie, provoca la drastica diminuzione dei siti idonei per la nidificazione. Anche la perdita di radure e aperture nei boschi ha un impatto negativo sul Picchio cenerino, che frequenta questi ambienti alla ricerca di cibo (formiche in particolare). Per le popolazioni o le coppie insediate in aree di fondovalle, la gestione non compatibile con le esigenze della specie dei boschi ripariali e golenali comporta la perdita di ambienti idonei in contesti dove gli stessi hanno già carattere residuale. La distruzione o comunque la scomparsa dei nidi di Formica rufa sottrae alla specie un’importante risorsa alimentare.
La Tutela
La specie risulterebbe favorita da una gestione forestale che salvaguardi quelle piante vecchie o “marcescenti” che rappresentano l’ideale per la costruzione del nido e per l’alimentazione; le piante dotate di cavità-nido dovrebbero essere oggetto di un programma di mappatura e geolocalizzazione, finalizzato alla loro tutela.
Particolare cautela dovrebbe essere adottata sui siti di presenza sporadica, ubicati ai margini dell’areale. La tutela dei boschi residui di fondovalle o ripariali, dove il Picchio cenerino può nidificare in pioppi, faggi, querce, tigli, occasionalmente salici, costituisce la principale garanzia per la nidificazione anche in quelle aree dove la sua presenza è più frammentata e irregolare. L’ecologia della specie andrebbe ulteriormente investigata, in quanto non risulta ancora studiata soprattutto nei principali parametri demografici e riproduttivi. Gli unici valori disponibili si riferiscono a popolazioni locali, per esempio la densità sulle Alpi Carniche, stimata in 1,16 maschi territoriali ogni km quadrato, densità che sale a 1,28 nelle Prealpi Carniche.Dati, questi, che risultano chiaramente insufficienti per la determinazione di un valore di riferimento favorevole (FRV).