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Oca selvatica © Luigi Sebastiani

Oca selvatica

Anser anser

Ordine
Anseriformes
Famiglia
Anatidae
Nome scientifico
Anser anser
Habitat
Zone umide e ripariali
- altri habitat
Coltivi
Strategia migratoria
Sedentaria
Migratrice a corto raggio
Apertura alare
150-180 cm
Lunghezza
75-90 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
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Descrizione

L’Oca selvatica è la più grande tra le oche “grigie”, anche se di poco superiore all’Oca granaiola, ma di corporatura più tozza, con collo lungo e robusto, testa grossa e becco massiccio. Il piumaggio è nel complesso grigiastro e piuttosto uniforme, che sfuma in gradazioni brune sul dorso. I bordi delle penne disegnano le classiche strisce chiare, mentre la parte inferiore della coda e il ventre sono bianchi o color camoscio, tendente al grigio chiaro che risale verso il petto e il collo. La lunghezza è compresa tra 75 e 90 cm, l’apertura alare tra 1,5 e 1,8 m e il peso tra 2,0 e 4,5 kg.

La maggior parte delle aree riproduttive consiste in acque dolci aperte, estese, con densa vegetazione emergente (canneti in particolare), con accesso a pascoli, prati e paludi; mostra preferenza per siti eutrofici. In Friuli-Venezia Giulia, i nidi osservati erano posti su isole o aree separate dalla terraferma da canali perenni esenti da movimenti di marea. Nidifica in piccoli raggruppamenti semi-coloniali, con distanza minima di 4 m tra nidi occupati, mentre nelle altre stagioni è fortemente gregaria.

L’alimentazione dell’Oca selvatica è molto varia: non disdegna insetti e lumache, lombrichi e pesci di piccole dimensioni, ma si nutre soprattutto di vegetali quali semi, bacche, germogli, tuberi e radici. Fondamentale per procacciarsi il cibo è il becco, particolarmente potente, con cui perlustra terreni agricoli, stagni e paludi, sradicando pianticelle acquatiche e radici di cui è ghiotta.

Presenta in Europa due sottospecie distinte: A.a. anser, conosciuta come “cenerina” per la tonalità grigio-cenere delle sue piume, che ha becco rosa-arancio. E’ presente in Europa nord-occidentale, e A.a. rubrirostris, che si caratterizza per il becco rosato e che vive in Europa sud-occidentale nonchè l’Asia centro-occidentale.

In Italia è sedentaria, nidificante reintrodotta, migratrice e svernante regolare. Per quanto riguarda la sua reintroduzione, le prime immissioni sono state effettuate negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso in Friuli-Venezia Giulia, e successivamente in Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Attualmente il suo areale riproduttivo comprende soprattutto le zone umide dell’Alto Adriatico, mentre risulta più localizzata nelle altre regioni in cui è stata immessa, con popolazioni in fase di stabilizzazione.

Lo Status

La specie in Italia ha uno stato di conservazione sconosciuto, in quanto nidificante introdotta da pochi decenni, mentre risulta favorevole a scala continentale.

La popolazione italiana si attesta attualmente su 310-460 coppie e il trend risulta in incremento nei primi decenni di questo secolo a seguito delle reintroduzioni. E’ poi seguito un rallentamento nella crescita della popolazione nazionale, dovuto sia alla riduzione degli habitat idonei alla nidificazione che al bracconaggio.

In inverno, tra le oche quella selvatica è di gran lunga la più abbondante e anche quella che viene a svernare con maggiore regolarità sul territorio nazionale. La popolazione svernante in Italia, dalla quale è impossibile distinguere i soggetti immessi, consiste di diverse migliaia di individui, con massimo di 20.000 censiti nel 2010 durante l’IWC – International Waterfowl Census. Le aree più importanti sono localizzate in Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e nella Maremma toscana, mentre piccoli contingenti sono rilevati anche nelle isole maggiori. Ben nove siti risultano di importanza internazionale: Maremma grossetana, Valli di Comacchio e Mezzano, Pianura bolognese (settori est e centrale), Laguna di Grado, Marano e Panzano, Laguna di Venezia, Valli di Argenta, Bolgheri, Laguna di Caorle e Valli di Bibione.

Per quanto concerne i parametri riproduttivi sono stati rilevati da 1,9 a 3,5 giovani per covata.

Le Minacce

Specie minacciata da notevole pressione venatoria in buona parte del suo areale (in Italia non è specie cacciabile), appare anche suscettibile ad avvelenamento da piombo legato all’ingestione dei pallini da caccia. E’ spesso oggetto di persecuzione da parte di agricoltori a causa dei danni arrecati alle colture. La distruzione e il degrado delle zone umide per bonifiche, inquinamento, cambiamenti nella gestione del pascolo, incendio e sfalcio del canneto sono altre minacce per la specie, soprattutto nelle aree di nidificazione. E’ potenzialmente suscettibile all’influenza aviaria.

La Tutela

Al fine di mettere al sicuro la popolazione italiana, si suggerisce di mantenere condizioni idonee alla nidificazione della specie nelle aree di maggior presenza, in modo da permettere l’affermarsi di popolazioni numericamente significative, nonché mantenere ambienti acquatici esclusi dall’attività venatoria con estesi specchi d’acqua dolce e vegetazione fitta che emerge dall’acqua, caratterizzata soprattutto da canneti, prati, pascoli e paludi. Infine, è opportuno mettere in atto il bando dell’uso delle munizioni al piombo, che causa saturnismo.

Non è stato possibile definire un valore di riferimento favorevole (FRV) per la specie.

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Oca selvatica © Luigi Sebastiani