Merlo dal collare
Turdus torquatus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
Ascolta il canto
Descrizione
Il Merlo dal collare raggiunge una lunghezza media di 23-27 cm. Il maschio presenta una livrea nera con riflessi bruno-verdastri. Elemento caratteristico è la mezzaluna di color bianco che circonda il collo. Il becco è arancione, mentre le zampe sono nere. Durante l’autunno, le penne presentano un’orlatura tendente al biancastro. Il piumaggio della femmina è meno vivace e presenta una colorazione bruno-grigia. Il collare è meno definito rispetto al maschio ed è di color bianco sporco, tendente al grigio. Gli individui più giovani si caratterizzano per un piumaggio grigio con macchie e strisce biancastre e per l’assenza del collare.
Il Merlo dal collare vive e si riproduce in ambiente collinare e soprattutto montano. Solitamente staziona tra i 1.000 metri d’altitudine e il limite della vegetazione arborea. Predilige foreste di conifere, laricete e boscaglie di pino mugo o in alternativa sceglie le praterie montane con sporgenze rocciose e brughiere, dove la vegetazione si fa più rada. Lo si può incontrare anche al margine dei pascoli e nelle radure.
Sugli Appennini si possono incontrare alte concentrazioni di individui in zone accidentate e in coperture forestali aperte.
Durante il periodo della riproduzione, la specie solitamente staziona a un’altitudine compresa tra i 1.400 e i 2.400 metri e predilige l’ambiente prealpino con spazi aperti e praterie. La femmina effettua in media due covate di 4-6 uova ciascuna; le uova, di colore verdastro, vengono deposte a intervalli giornalieri. Entrambi i genitori collaborano all’incubazione, che dura circa due settimane. Dal momento della nascita i pulcini restano nel nido per altri 13-14 giorni e vengono nutriti con invertebrati, tra cui vermi e molluschi, bacche e frutti.
Le strategie migratorie di questa specie si differenziano a seconda della sottospecie. Quella nominale, che si distribuisce nell’Europa settentrionale tra la penisola scandinava e le isole britanniche, nei mesi invernali migra verso la penisola iberica e l’area montuosa dell’Atlante che si estende dalla Tunisia al Marocco. La sottospecie T. t. alpestris , che durante il periodo della riproduzione si concentra sulle montagne dell’Europa centro-meridionale, sverna nell’estremo sud dell’areale di distribuzione. In Italia le popolazioni principali della specie sono distribuite tra la dorsale appenninica e l’arco alpino.
Lo Status
Il Merlo dal collare ha stato di conservazione inadeguato, a causa della diminuzione dell’areale e per il degrado e la riduzione del suo habitat ottimale.
La popolazione nidificante europea risulta particolarmente numerosa e si attesta sulle 310mila coppie. L’andamento si è mantenuto stabile durante tutto il ventennio tra il 1970 e il 1990. Nel decennio successivo, malgrado il verificarsi di un sensibile declino in alcuni Paesi, la popolazione si è mantenuta stabile nelle aree di maggiore densità: Austria, Svizzera, Romania e Russia. La popolazione nidificante italiana è stimata intorno a 10.000-20.000 coppie e presenta una situazione di relativa stabilità, con fluttuazioni a livello locale. Le zone di maggiore densità coincidono con le aree montuose degli Appennini e delle Alpi. Le popolazioni si concentrano principalmente nell’area centro-settentrionale della penisola, con concentrazioni elevate tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. In queste regioni la popolazione oscilla tra le 4mila e le 8mila coppie, mentre in Trentino Alto Adige si stimano circa 2.000 individui.
Per quanto riguarda la Lombardia non sono disponibili dati attendibili ma, complessivamente, la popolazione sembra mantenersi stabile tra le 1.000 e 2.000 coppie. L’areale riproduttivo comprende anche le Alpi orientali e l’Appennino tosco-romagnolo e abruzzese. Nelle Alpi occidentali la presenza della specie è più ridotta, poiché le foreste di abeti, habitat ideale, risultano più scarse.
Le Minacce
Prediligendo l’ambiente montano e stazionando principalmente tra i 1.500 e i 2.500 metri d’altitudine, il Merlo dal collare è minacciato da tutti quegli interventi legati alle attività ricreative e turistiche di montagna. L’habitat della specie può quindi subire delle alterazioni causate dalla costruzione di impianti di risalita per gli sport invernali e strutture ricettive, tra cui rifugi, baite e alberghi.
Tra le aree predilette dai merli dal collare per trascorrere il periodo di nidificazione figurano anche i pascoli, in quanto ambienti che presentano una particolare ricchezza di cibo sia per gli individui adulti sia per quelli più giovani. Costituiscono dunque una potenziale minaccia per la sopravvivenza della specie le alterazioni che interessano i sistemi di allevamento tradizionali e il progressivo abbandono delle zone di pascolo, che comporta l’avanzamento del bosco e la conseguente perdita di ambienti favorevoli all’alimentazione e alla nidificazione.
Pur essendo protetta dalla legislazione venatoria, la popolazione dei merli dal collare è spesso oggetto di abbattimenti involontari, ma comunque illegali, a causa delle modalità impiegate nella pratica della caccia ai tordi.
La Tutela
Trattandosi di una specie di montagna, al fine di non minacciare la sua sopravvivenza è necessario operare continui controlli sulle strutture antropiche di alta montagna legate agli sport invernali, affinché queste non mettano a repentaglio l’habitat della specie. È inoltre auspicabile non intraprendere attività che possano minacciare le radure, dove il Merlo dal collare costruisce il nido e depone le uova.
Sono auspicabili monitoraggi su aree campione per stabilire con maggiore precisione le densità riproduttive della specie.
Sul Merlo dal collare sono stati compiuti numerosi studi riguardanti ecologia e distribuzione in ambito alpino, area che presenta a livello nazionale la maggior concentrazione di individui. Mancano tuttavia, dati attendibili per ciò che riguarda la biologia e la densità riproduttiva della specie e si registrano lacune importanti tra le informazioni relative ai principali parametri demografici della popolazione.
Sulla base dei dati a disposizione, è stato possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Nell’area alpina, questo si attesta a 3 coppie territoriali per km2 e, in condizioni particolarmente favorevoli, a 1.6-1.7 coppie ogni 10 ettari. A scala locale il valore proposto è di 1.7 coppie ogni 10 ettari, mentre a scala di comprensorio il numero di coppie necessario per garantire la persistenza della specie nel medio-lungo periodo è pari a 3 coppie per chilometro quadrato.