Grifone
Gyps fulvus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Il Grifone è un avvoltoio di dimensioni imponenti e di struttura piuttosto tozza, con capo piccolo e collo lungo. In volo presenta ali molto lunghe e larghe, con le “dita” molto evidenti, la coda è corta, mentre il capo risulta poco sporgente perché tenuto ripiegato. Il piumaggio è bruno fulvo con remiganti nerastre e un tipico collare di piume lo rende immediatamente riconoscibile come avvoltoio. La lunghezza è di circa un metro, l’apertura alare varia da 2,3 a 2,7 m, il peso da 7,3 a 11,2 kg. E’ longevo, con un’età media che non si discosta molto dai 30 anni, ma alcuni esemplari possono raggiungere anche i 35-40 anni.
Il Grifone occupa aree a clima caldo alle latitudini medio-basse. La sua presenza è condizionata dalla disponibilità di aree dirupate per la nidificazione (pareti rocciose) e di carcasse di grandi animali in aree aperte; in condizioni idonee può insediarsi anche in zone con climi più freddi, soprattutto in estate, quando diversi individui estivano ad esempio sulle Alpi, specialmente austriache. Costruisce il nido sulla roccia, talvolta anche su grandi alberi, mentre utilizza i pascoli e le praterie per procurarsi il cibo, costituito generalmente da carcasse di ungulati domestici e selvatici. Nidifica spesso in colonie, normalmente di alcune decine di coppie. Necessita di correnti ascensionali che consentano voli esplorativi alla ricerca di cibo su altopiani e montagne.
Il Grifone, nella sua sottospecie nominale G.f.fulvus, vive in Nord Africa, Europa meridionale, Asia sud-occidentale, Arabia, Pakistan nord-occidentale e in Asia centrale fino ai monti Altai. La sottospecie G. f. fulvescens è presente nel Kashmir, India e Himalaia. In Europa è presente soprattutto in Spagna, oltre che in Francia, Sardegna e nei Balcani. A partire dagli anni Novanta del secolo scorso la specie è stata reintrodotta in diverse località della Francia meridionale e dell’Italia.
In Italia era storicamente presente su Alpi e Appennini e nelle due Isole maggiori. Tutte le popolazioni, ad eccezione di quella sarda, si sono estinte tra l’Ottocento ed il Novecento; l’ultima a scomparire è stata quella siciliana, estintasi attorno al 1965. I progetti di restocking della popolazione sarda e di reintroduzione della specie in Friuli-Venezia Giulia, negli Appennini centrali, in Calabria ed in Sicilia hanno portato il Grifone a rioccupare parte dell’originario areale. Attualmente è presente in Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Appennino centrale e meridionale, Sicilia, dove nidifica soprattutto tra il livello del mare e i 500 m, ma raggiunge i 1.200 m in Friuli-Venezia Giulia e i 1.550 m nel Lazio.
Lo Status
Il Grifone ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una popolazione ancora ridotta e del peggioramento del suo habitat ottimale. A livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta 500-740 individui e nel complesso in 165-175 coppie (40 in Sardegna, 45-50 nel Friuli-Venezia Giulia, 45-50 negli Appennini centrali, 5 negli Appennini meridionali, 30 in Sicilia) e il trend appare in aumento negli ultimi decenni.
I parametri riproduttivi rilevati in Italia mostrano un numero di giovani per coppia che ha deposto compreso tra 0,5 e 0,8.
Le Minacce
Uso di bocconi avvelenati, abbattimento diretto, disturbo ai siti riproduttivi, abbandono delle attività agro-pastorali di tipo estensivo, in particolare pastorizia ovi-caprina, rappresentano le principali minacce che hanno giocato a sfavore della specie sia in passato che più recentemente. I numerosi casi di avvelenamento
registrati in Sardegna nonché, più in generale, la riduzione dei movimenti stagionali di bestiame e la rimozione delle carcasse, associati, almeno localmente, a diminuzioni del numero di ungulati selvatici (tendenza questa invertitasi negli ultimi decenni), hanno compromesso la qualità degli habitat adatti alla nidificazione della specie. Altre minacce più recenti, e potenzialmente in grado di compromettere parzialmente i progetti di reintroduzione realizzati, sono legate all’eccessiva diffusione di impianti eolici per la produzione di energia elettrica, che potrebbero avere un forte impatto su questa e altre specie in particolare di rapaci diurni, mentre in Sardegna l’avvelenamento rimane il pericolo principale.
La Tutela
Mantenere o ricreare popolazioni vitali della specie nei diversi areali di presenza e, dove possibile, reintroducendola in altre aree storicamente occupate, rappresenta la condizione essenziale per garantire la sopravvivenza a lungo termine di questa specie, unita alla necessità di predisporre campagne di sensibilizzazione contro l’uso di bocconi avvelenati.
Pur non essendo possibile stabilire un valore di riferimento favorevole (FRV), trattandosi essenzialmente di popolazioni costituite da poco (fatta eccezione per la Sardegna, dove però i dati risultano viziati dall’anomalo tasso di mortalità causato dagli episodi di avvelenamento), si può identificare in 500 individui per ogni popolazione reintrodotta un idoneo target di conservazione, pari alla Minima Popolazione Vitale (MVP) in grado di garantire una buona sopravvivenza della specie nel medio periodo.