Gracchio corallino
Pyrrhocorax pyrrhocorax
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Corvide di medie dimensioni, molto simile per l’aspetto complessivo al Gracchio alpino, dal quale si distingue soprattutto per il becco, di colore rosso corallo (ad eccezione nel giovane, che lo ha giallo) e decisamente ricurvo e lungo. Risulta diagnostico anche il tipico verso, un esplosivo “ci-àrr”, ben differente da quello del Gracchio alpino. Il piumaggio del Gracchio corallino è nero metallico e le ali sono lunghe e arrotondate. Presenta una lunghezza di 39-40 cm, un’apertura alare compresa tra 73 e 90 cm e un peso tra 230 e 390 grammi.
Specie tipicamente rupicola, si rinviene in Italia presso pareti rocciose interne, a quote generalmente inferiori rispetto al Gracchio alpino, e nidifica in grotte, spaccature, colatoi e pozzi. Necessita nelle vicinanze di ambienti utilizzati per l’alimentazione, costituiti solitamente da ambienti erbosi e con vegetazione molto bassa, come prati e pascoli. Localmente nidifica su edifici quali fortificazioni, chiese, muri, rovine. Nelle Alpi nidifica soprattutto tra 1.600-1.700 e 2.700-2800 m., con massimo di 3.200 m. in Piemonte; nell’Appennino centrale nidifica per lo più tra 1.200 e 2.000 m.; in Sicilia tra 400 e 1.650 m.
Parte fondamentale della sua dieta sono i grandi insetti terrestri, ma anche vermi, ragni e raramente piccoli Vertebrati, predati soprattutto in praterie utilizzate dal bestiame per il pascolo; tra fine estate e inverno si nutre anche di bacche, frutta e semi.
Specie tipicamente sedentaria, può compiere erratismi al di fuori del periodo riproduttivo, in particolare in periodo invernale, verso quote inferiori.
Il Gracchio corallino presenta una distribuzione che comprende Europa, bacino del Mediterraneo e Asia centrale, fino alla catena dell’Himalaia; in Europa le popolazioni numericamente più importanti si trovano in Russia, Turchia e Spagna.
In Italia è specie sedentaria e nidificante nelle Alpi occidentali, nelle Alpi Apuane, nell’Appennino centro-meridionale, in Sicilia e in Sardegna. La distribuzione storica era sicuramente più estesa e comprendeva anche le Alpi centro-orientali, dove il Gracchio corallino appare attualmente estinto. Particolarmente degno di nota è il drammatico declino che ha coinvolto la specie già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Lo Status
Il Gracchio corallino ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta 1.050-1.500 coppie e il trend appare sconosciuto negli ultimi decenni.
Per quanto concerne il successo riproduttivo, nelle Alpi Marittime è stata riscontrata una produttività media di 1,4, tasso d’involo di 2,6, successo riproduttivo del 54%; in Abruzzo, tasso d’involo di 2,40-2,68 e il 35%-60% degli individui non si riproducono. L’esito della riproduzione della specie appare influenzato dalla disponibilità di ambienti idonei al foraggiamento (costituiti da aree con erba di altezza media inferiore a 5 cm) nei pressi dei siti riproduttivi.
Le Minacce
In Abruzzo, vera roccaforte della specie, si è assistito ad una notevole diminuzione nel corso degli anni Sessanta del secolo scorso, probabilmente causata da fattori climatici avversi, ma anche da disturbo e utilizzo di bocconi avvelenati. Successivamente la popolazione ha mostrato un andamento variabile. A parte fattori climatici ed episodi di disturbo diretto, la specie subisce in modo particolare la riduzione del suo habitat di alimentazione dovuta a riforestazione o ad abbandono dei pascoli, che riducono le popolazioni di insetti che costituiscono parte fondamentale della sua dieta e rendono le prede difficili o impossibili da individuare. L’abbandono delle coltivazioni tradizionali e delle attività agro-pastorali hanno infatti confinato questa specie in aree localizzate, lontane dal disturbo umano e ricche di prede. Anche l’abuso di pesticidi ne compromette le possibilità di sopravvivenza, causando la diminuzione o la scomparsa delle specie preda.
La produttività in Italia appare generalmente bassa, con possibili ripercussioni sull’andamento demografico della specie.
La Tutela
La tutela delle pareti rocciose dal disturbo e il mantenimento intorno ad esse di prateria ad erba bassa, attraverso pascolo a densità non elevata, rotazione delle colture e creazione di margini erbosi nei pressi dei coltivi, ottenibili con un’adeguata pianificazione all’interno dei Piani di Sviluppo Rurale, rappresentano le principali misure di conservazione per la specie. La tutela dei siti di nidificazione e la corretta gestione degli ambienti trofici sono fondamentali anche per aumentare la bassa produttività della popolazione italiana.
Vengono proposti i seguenti valori di riferimento favorevole (FRV): 8.000 coppie nelle Alpi, 8.000 coppie negli Appennini, 1.000 coppie in Sicilia; 1.000 coppie in Sardegna.