Frosone
Coccothraustes coccothraustes
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Il Frosone è il più grande e il più robusto tra i Fringillidi europei. Le differenze tra i sessi non sono molto evidenti, anche se i colori della femmina appaiono, in generale, più sbiaditi. La tonalità prevalente della livrea è il marrone, con cappuccio color nocciola e fascia grigia intorno al collo. Mostra un evidente bavaglino nero, ali anch’esse nere con una fascia bianca, evidente in volo. Tipici sono inoltre il grosso becco, di colore blu metallico in periodo riproduttivo e giallastro in autunno-inverno, e la coda corta. La lunghezza media è di 18 cm, l’apertura alare compresa tra 29 e 33 cm e il peso tra 40 e 72 grammi.
Specie propria delle foreste di caducifoglie europee, con massime densità rilevate nello stadio climax della foresta di querce e carpini. In Italia gli ambienti più frequentati sono i boschi di caducifoglie (quercete, sugherete e leccete) delle fasce prealpine e collinari comprese tra 200 e 800 m, ma nidifica anche in parchi, frutteti, vigneti. Il nido viene costruito tra i rami di alberi, arbusti e rampicanti, tra 3 e 10 m di altezza. Nidifica in coppie isolate o più raramente raggruppate, in un contesto semi-coloniale.
Si nutre soprattutto di semi relativamente grandi e con scorza molto coriacea, che viene frantumata grazie alla specializzata muscolatura e struttura del becco, raccolti direttamente dalle piante o, soprattutto in autunno-inverno, a terra.
Il Frosone è ampiamente distribuito dalle Isole Britanniche fino al Giappone. In Europa ha un areale riproduttivo ampio ma frammentato che comprende le zone boreali meridionali, le regioni temperate e a clima mediterraneo. È nidificante estremamente localizzato in Gran Bretagna e Scandinavia, mentre manca dall’Irlanda e da gran parte della Spagna. Le diverse popolazioni geografiche sono sedentarie o migratrici, con quelle presenti nei settori più settentrionali dell’areale che si spostano anche su distanze considerevoli. Come per altri Fringillidi, il numero di soggetti migratori mostra ampie variazioni nei vari anni, legate alla disponibilità di cibo nelle aree di nidificazione.
In Italia il Frosone è nidificante, sedentario, migratore regolare e svernante. Presenta un areale molto frammentato e nidifica dal livello del mare, prevalentemente in parchi urbani e frutteti, fino a 1.300-1.400 m nella fascia prealpina e nelle vallate alpine (soprattutto nell’arco alpino centro-orientale) e nell'Appennino centro-meridionale. Nidifica diffusamente in Sardegna, mentre è assente dalla Sicilia.
Lo Status
Il Frosone ha in Italia uno stato di conservazione inadeguato per la contrazione di areale a cui è soggetto in alcuni settori planiziali e collinari, mentre a livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta 5.000-15.000 coppie, il cui trend appare soggetto a fluttuazioni.
Certamente impattante sul successo riproduttivo della specie è il fenomeno naturale della predazione, soprattutto da parte dello Sparviere, sia nei confronti dei pulcini sia degli individui adulti. È stata riscontrata un’incidenza più elevata della predazione nei confronti delle covate più precoci, in quanto meno nascoste dalla vegetazione e più esposte a predatori quali Ghiandaia, Scoiattolo e Martora. Un ulteriore fattore che incide negativamente sulla riproduzione è rappresentato dal maltempo, anche a causa dell’estrema fragilità del nido. I dati evidenziano un successo riproduttivo più alto per le coppie coloniali rispetto a quelle solitarie, soprattutto perché nel primo caso i predatori possono essere allontanati con più efficacia.
Non sono disponibili dati per quanto riguarda i parametri riproduttivi in Italia.
Le Minacce
Nel complesso è stato riscontrato come lo stato di salute delle popolazioni principali sia tendenzialmente migliore nelle aree di montagna e media collina, ove la specie può trovare buona disponibilità di cibo e ambienti idonei alla costruzione del nido. Più sfavorevole la situazione in ambito planiziale, ove la specie è quasi scomparsa a causa dell’avanzata dell’urbanizzazione e dell’agricoltura meccanizzata, un declino che ha iniziato a interessare, in alcune zone, anche le aree di bassa collina.
La Tutela
La specie beneficerebbe del mantenimento di aree agricole coltivate tradizionalmente, in particolare dal mantenimento di siepi, filari e alberi isolati, mentre in ambito planiziale può trovare beneficio dalla presenza di incolti erbacei.
Specie assai poco conosciuta anche per quanto riguarda la distribuzione, a causa della elevata elusività. Occorrono attività di ricerca mirate a definire con più precisione il quadro distributivo a scala nazionale e a raccogliere informazioni relative ai principali parametri demografici.
L’assenza di dati per l’Italia e la scarsità di informazioni a livello europeo rende difficoltosa la definizione di valori di densità da utilizzare per definire un valore di riferimento favorevole (FRV), anche in considerazione della tendenza della specie a nidificare in situazioni semi-coloniali.