Calandrella
Calandrella brachydactyla
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
La Calandrella è più piccola dell’Allodola, superiormente è color sabbia e inferiormente biancastra. Ai lati del collo presenta due macchie scure ben visibili nella maggior parte degli individui. E’ una specie particolarmente legata agli ambienti aperti e semi-aridi, dove costruisce il nido. In Italia abita vaste porzioni della parte centro-meridionale (e insulare) della Penisola. Migratore transhariano, trascorre gli inverni nel continente africano.
Abile e veloce in volo grazie alla coda relativamente lunga, la Calandrella evita tutte quelle aree con vegetazione troppo fitta in grado di ostacolarne il volo, mentre sembra preferire sia le estese praterie – a pascolo o incolte – sia i campi coltivati con vegetazione erbacea non troppo densa, mentre la sua sopravvivenza dipende dal mantenimento di estesi ambienti pseudo steppici o con seminativi misti estensivi. Si rinviene talvolta anche negli alvei fluviali e nei complessi industriali dismessi. La preferenza per alvei di fiumi e torrenti appare più frequente sia in Emilia-Romagna che in Basilicata, mentre nelle Marche la specie predilige pascoli anche di media e alta quota.
Un’ottima adattabilità che comunque non può prescindere dalla disponibilità di ampi ambienti pseudosteppici o seminativi misti estensivi che risultano l’habitat ottimale per questa specie. Si nutre di semi e insetti.
Diverse le sottospecie di Calandrella nidificanti tra Europa e Asia, dalla sottospecie nominale – presente nell’Europa meridionale e localmente sulle coste nordafricane – a altre sottospecie endemiche di Nordafrica, Siria, Caucaso e Iran, fino alle steppe del Volga, alla Cina e alla Mongolia.
Lo Status
La Calandrella ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta 15.000-30.000 coppie e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni.
La specie risulta vulnerabile sia su scala comunitaria sia a livello continentale. Ampiamente documentato è il largo declino subito dalle popolazioni di Calandrella tra il 1970 e il 1990, proseguito anche negli ultimi anni del Novecento.
Attualmente, la popolazione nidificante nell’Ue è stimata tra 2,2 e 2,7 milioni di coppie, pari al 19-30% della popolazione continentale complessiva.
Secondo i dati del FBI (Farmland Bird Index), nel periodo 2000-2020 la specie è diminuita dello 0,17% annuo.
La popolazione italiana appare comunque in generale calo. Al margine dell’areale distributivo si evidenzia in particolare una notevole instabilità della specie, con estinzioni locali nel corso del XX secolo. Le proporzioni assunte dal fenomeno sono tali da non poter essere compensate da locali situazioni di stabilità o moderato incremento.
A Parma, per esempio, nei greti fluviali idonei la densità riscontrata è risultata pari a 2 coppie per km quadrato. Nei coltivi toscani – per esempio in provincia di Pisa – le densità rilevate hanno raggiunto la cinquantina di coppie ogni 50 km quadrati. Buone le densità in Basilicata, fino a 3-5 coppie ogni 10 ettari, mentre in Puglia si è passati dalle quasi 5 coppie per km “lineare” rilevate nel 2004 alle appena 1,79 censite nel 2006.
Le Minacce
La principale minaccia è rappresentata, da un lato, dalla conversione dell’agricoltura estensiva in agricoltura intensiva e, dall’altro, da cambiamenti d’uso del suolo volti a rendere produttive aree precedentemente incolte (in particolare gli ambienti pseudo steppici). Un tipo particolare di minaccia è rappresentato dalla regimazione dei fiumi, che rendono inospitali i greti fluviali, altrimenti luogo ideale per la costruzione del nido.
Al di là di queste abitudini diversificate – con il minimo comune denominatore della presenza di ampi ambienti aperti – risulta netta la minaccia costituita per la specie da parte di alcuni predatori. Volpi, cani, gatti, ma anche serpenti – e occasionalmente pure il calpestio del bestiame al pascolo – possono causare la parziale o totale perdita delle covate, mentre localmente, soprattutto nelle aree in cui la specie predilige gli alvei dei fiumi, l’eccessivo disturbo antropico causato da passaggio di fuoristrada o motocross può influenzare negativamente la presenza della specie.
La Tutela
Mantenere integri gli ambienti pseudo steppici residui presenti in Italia, rappresenta un’indicazione prioritaria per la tutela della specie. Anche i seminativi misti, specie in Italia meridionale, andrebbero tutelati disincentivando il passaggio a monocolture intensive. La conservazione di ambienti e pratiche favorevoli alla specie può essere incentivata attraverso le politiche di sviluppo rurale.
Purtroppo, non sono noti dati di dettaglio sulla biologia riproduttiva della specie. Diversi invece gli studi condotti sulla densità riscontrata a livello locale.
Sulla base di questi dati, è possibile proporre la soglia di 10 coppie (mai sotto le 3-4 coppie) nidificanti ogni 10 ettari quale Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie su scala locale, mentre a scala di comprensorio, una densità pari a 20 coppie per km quadrato può essere ritenuta accettabile per aree favorevoli alla specie, non meno di 2 coppie per quelle solo parzialmente favorevoli.
Questo per garantire la persistenza a lungo termine di una specie che attualmente appare in uno stato di conservazione estremamente precario nel nostro Paese, come risulta dai dati generali orientati alla contrazione sia delle popolazioni sia dell’areale distributivo.