Lipu Onlus, natura, uccellie animali selvatici in Italia

Da Comacchio un'allenza contro il bracconaggio

Un momento del convegno su bracconaggio Un momento del convegno su bracconaggio

Il bracconaggio in Italia è un fenomeno ancora gravemente diffuso e violento, ma ora c’è un’alleanza salda e agguerrita per combatterlo: quella tra associazioni, istituzioni dello Stato e associazioni ambientaliste.

Sono stati gli stessi protagonisti ad illustrarlo durante la 53esima Assemblea nazionale della Lipu, che si tiene in questi giorni a Comacchio nel contesto della Fiera del birdwatching e del turismo naturalistico. E’ stato il Generale Giampiero Costantini, del Cufaa Carabinieri, ente che ha collaborato con la Lipu per organizzare l’odierno convegno, a illustrare nel dettaglio lo storico piano, adottato dal Governo Renzi. Il tanto auspicato Piano d’azione per il contrasto agli illeciti contro gli uccelli selvatici, che ha dato vita alla speranza di vedere, un giorno, azzerato il triste fenomeno dell’uccisione illegale di animali selvatici.
Una svolta storica nella lotta al bracconaggio, una novità assoluta nel panorama nazionale e internazionale – ha commentato Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu - la cui regia è affidata al ministero dell’Ambiente e che vede in prima fila i Carabinieri del Cuufa e numerose associazioni ambientaliste che da decenni sono impegnate in diverse zone del Paese per il contrasto ai reati venatori”.

Sette i black spot individuati dal Piano d’azione: dal Sulcis in Sardegna allo stretto di Messina, dalle prealpi lombardo-venete al Delta del Po, dalle coste e zone umide pugliesi a quelle campane. Ognuna di esse illustrate oggi dalle associazioni che da anni presidiano le zone con campi e attività di sorveglianza: Lipu, Wwf, Legambiente, Enpa e Cabs. Aree da cui emergono dati ancora preoccupanti, sebbene non paragonabili ad alcuni decenni fa, e con ancora tanti problemi da risolvere: dai 100.000 uccelli (stimati) vittime del bracconaggio nel Delta del Po ai 90mila nel sud della Sardegna; dalle 4-7mila allodole uccise in Puglia, cui si aggiungono tra i 3 e i 6mila uccelli acquatici, ai 150 rapaci ancora vittime sullo stretto di Messina, sebbene fortemente ridotti rispetto ai 10.000 di metà anni Ottanta.

Un ruolo importante lo gioca l’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale), che con Fernando Spina, Responsabile avifauna migratrice dell’Istituto - e membro italiano nella Convenzione di Bonn sui migratori - ha illustrato con cura il fenomeno della migrazione degli uccelli e dei pericoli che gli stessi corrono negli spostamenti tra un continente e l’altro. “La condivisione delle preoccupazioni tra i vari attori coinvolti, ministero, Ispra, forze dell’ordine e associazioni ambientaliste riguardo il grave fenomeno del bracconaggio – ha dichiarato Spina – ha favorito la redazione del piano così come ha rafforzato la ferma intenzione di perseguirne gli obiettivi. Se da una parte si assiste alla riduzione del fenomeno in Europa, in Africa si guarda con crescente preoccupazione soprattutto al nordafrica, dove in Egitto e in Libia si sta attuando una gravissima strage di uccelli, in particolare di quaglie”.

Quella del bracconaggio è una vera guerra, con bunker, armi e trappole – ha affermato Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu – una guerra combattuta contro un popolo inerme e pacifico, che invece va salvaguardato con forza in quanto patrimonio di tutti, al di là dei confini nazionali e continentali. Salutiamo con favore l’avvio del Piano d’azione contro il bracconaggio, per il quale auspichiamo ci possa essere un adeguato investimento di risorse, perché in gioco non c’è solo la sopravvivenza della fauna selvatica ma anche la reputazione del paese”.
 

Martedì, 01 Maggio 2018 15:50

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