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Il clima che cambia

Il clima che cambia Foto M.Gustin

Temperature miti e pioggia abbondante, come a novembre. Metri di neve sulle Alpi, ma solo a quote elevate. Alluvioni in molte parti d’Italia.

Un inverno come questo non si era mai visto nel nostro Paese. L’Italia pare impreparata a fronteggiare eventi climatici che stanno diventando sempre più estremi. Per saperne di più ne abbiamo parlato con Luca Mercalli, esperto di clima e presidente della Società Meteorologica Italiana.

Lei ha parlato di inverno monsonico per l’Italia. Ci può spiegare cosa intende?
Un inverno con temperature molto al di sopra della media, caratterizzato da flussi di aria umida dal Mediterraneo e Nord Africa, che hanno generato imponenti piogge fino a circa 1.200 metri di quota. Si tratta di una situazione anomala, in genere gennaio è un mese con precipitazioni scarse e prevelentemente sotto forma nevosa, almeno al centro-nord.
Conseguenza delle ripetute intense perturbazioni e dell'elevata quota delle nevicate sono state le diffuse alluvioni, dalla Toscana al Veneto.

Consumo del suolo, speculazione edilizia, dissesto del territorio, assenza di piani di prevenzione. Cosa si può fare per invertire questa tragica rotta in Italia?
Le anomalie climatiche vengono drasticamente amplificate da un cattivo uso del territorio, e questo in Italia lo si sa da decenni, almeno dalla tragica alluvione di Firenze del 1966! Ma si continua a chiacchierare e non si prendono provvedimenti incisivi contro l'eccesso di consumo di suolo, l'occupazione di aree già classificate a rischio, né si investe sulla formazione dei cittadini nella prevenzione dei danni e nelle pratiche individuali di protezione civile. Non so come si possa invertire la rotta, ormai le abbiamo provate tutte! A ogni alluvione si scrivono le stesse cose da anni, poi dopo tre giorni è tutto dimenticato. E' un problema culturale che si unisce alla confusa e inefficiente politica nazionale. Talora le Regioni cercano di organizzarsi meglio, ma la frammentazione le penalizza.

I vertici internazionali sui cambiamenti climatici non producono risposte positive. Siamo destinati al mero adattamento o ancora c’è qualche speranza di arginare il disastro climatico?
Ormai un cambiamento significativo del clima globale da qui a fine secolo è inevitabile, ma possiamo fare sempre qualcosa per mitigarlo, per renderlo meno drastico. Due gradi di aumento termico sarebbero comunque meglio che cinque! Quindi c'è sempre spazio per salvare il salvabile, e intanto adattarci all'inevitabile. Ma il tempo è poco e i segnali culturali e politici per nulla incoraggianti. Stephen Emmott, docente a Cambridge, dice infatti che "siamo spacciati". E pur cercando di essere più ottimista, comincio ogni giorno che passa senza provvedimenti, a dargli ragione.

(di Andrea Mazza)

Giovedì, 06 Febbraio 2014 14:21

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