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In Sardegna, contro il bracconaggio

Gigliola Magliocco Gigliola Magliocco
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Gigliola è una ragazza dallo sguardo luminoso, dal carattere gentile ma forte, spetta un compito difficile e prestigioso: guidare il Campo Lipu del Sulcis, in Sardegna, inserito in un importante progetto Life dell’Unione europea, contro l’uccellagione per le “grive”.

Trentasei anni, volontaria Lipu, attiva nell’educazione ambientale e nell’inanellamento, Gigliola Magliocco è soprattutto un’esperta di campi antibracconaggio.

“Le grive sono gli spiedini, soprattutto di tordi. Catturano tordi e altri piccoli passeriformi, li lasciano in agonia imprigionati nei lacci e a sera tornano a prendere le prede, finendole, quando occorre, in modo brutale. Poi vanno ai ristoranti a vendere il bottino. Un tordo preso al laccio costa circa 8 euro. Un tordo impallinato lo pagano 6 euro. E sapete perché questa differenza di prezzo?”
E’ una motivazione curiosa, che scopriremo tra un po’. A Gigliola, chiediamo subito come origina questa passione, questa forma di impegno ambientale e civile.

L’antibracconaggio è un’emozione forte, è partecipazione attiva a favore della natura. Ricordo il mio primo campo, nel 1998, sullo Stretto di Messina, versante calabrese. I primi falchi che avvistai, provenienti dall’Africa, mi dettero sensazioni indescrivibili. Un fiume aereo di falchi che si incuneava nello Stretto. Il cuore mi batteva a mille. Poi, pochi secondi dopo, dagli agrumeti sotto di noi cominciarono le fucilate. E i falchi giù, come se piovesse. Terribile. Quei momenti mi hanno cambiata”.

E così è cominciata l’avventura, a difesa strenua degli uccelli.
“Sì, da allora ho deciso che mi sarei dedicata alla tutela della natura, alla protezione degli uccelli. Sono stata in Francia nelle paludi della Camargue, ho fatto educazione ambientale con le scuole, ho inanellato fenicotteri nello stagno di Molentargius, a Cagliari. I miei non volevano. Una volta tornai a casa, proprio da Molentargius, e mio padre mi chiese dove fossi sparita. Stavo per mentire ma non potei. Mi aveva beccata in TV, in un’intervista."

Eppure non ti hanno impedito di continuare, a quanto pare.
"Al contrario, ne sono felici. Anzi, oggi la mia famiglia fa un po’ da centro recupero improvvisato della Lipu. I vicini portano uccelli feriti, e i miei svolgono una specie di prima accoglienza."

Ma adesso c’è un bel salto di qualità: il coordinamento del campo antibracconaggio Lipu in Sardegna. Una cosa seria.
"Vado in Sardegna dal 2005. Conosco il campo, conosco la zona e i suoi problemi. Sì, è una cosa seria. Un impegno delicato ma che mi riempie di orgoglio."


Cosa significa coordinare un campo del genere? Cosa serve, cosa accade?
"Saremo in 19 campisti stabili, più i giornalieri. Un bel gruppo, gente esperta, coraggiosa. A differenza del campo sullo Stretto, che è piuttosto statico, il campo del Sulcis è molto dinamico. Esci la mattina presto, lasci le macchine, dimentichi per qualche ora la civiltà, ti tuffi nel pieno del bosco per uscirne a sera. Si vive la natura in un modo profondo, si vedono con i propri occhi cose belle e cose tremende. L’uccellagione è un fatto molto cruento. Nei lacci finisce di tutto, tordi come pettirossi, occhiocotti. La loro sofferenza è straziante. Al tempo stesso, liberarli è bellissimo. E poi ci sono le trappole per i mammiferi, gatti selvatici e volpi, per evitare che mangino gli uccelli catturati. Quegli uccelli devono mangiarli solo i signori che vanno al ristorante e ordinano le grive”.

Ci parlavi anche dei cervi sardi, del bracconaggio su questi splendidi animali.
“Il Cervo sardo è una specie endemica, di grande valore conservazionistico. Lo bracconano senza pietà. Ne ho visto uno decapitato. Non sono riusciti a portare via la carcassa, forse perché troppo pesante, e hanno portato via solo la testa. La usano come trofeo, per loro è preziosissima”.

Sono situazioni inquietanti, in un contesto illegale, che non deve essere privo di rischi.
"Non lo è, affatto. Si corrono pericoli fisici, perché i bracconieri ci minacciano, ci tirano sassi, ci aggrediscono in modo vigliacco. Ma c’è anche il rischio di perdersi nel bosco, o di scoraggiarsi. Bisogna rimanere sempre uniti, sia fisicamente che come spirito. In questo modo sai che puoi farcela, che i risultati arriveranno. E poi ci sono le forze dell’ordine, che ci danno una mano importante."


A proposito di risultati: quest’anno per il campo, c’è la novità di essere inserito in un progetto Life dell’Unione europea contro il bracconaggio. Un progetto di comunicazione. Può essere utile? Quanto può contribuire al campo?
“Può essere utilissimo. Si chiama “A Safe haven for wild birds”, “Un porto sicuro per gli uccelli selvatici” E’ un progetto della Lipu, della SEO e della HOS (rispettivamente la Lipu spagnola e greca, ndr) con l’Unione europea a favore della migrazione degli uccelli. E ripeto, può essere utilissimo a contrastare il bracconaggio. I sardi, ad esempio, sono persone molto legate alla propria storia, ma attente alla natura. Molti non sanno di questo pessimo fenomeno che flagella la loro terra. Quando lo scoprono, ne prendono le distanze, vogliono impegnarsi. Per questo, parlare con la gente, parlare ai ragazzi, informare i cittadini su larga scala sarà un sprint in più. Io credo che faremo un passo avanti contro le grive”.

Le grive, dunque. Tordi, talvolta merli. Otto uccelli per spiedino, morti dopo grandi sofferenze.
“Venduti a otto euro, se catturati col laccio. A sei euro se uccisi col fucile. La differenza è data dai buchi. I tordi, per essere mangiati, vengono prima cotti nel mirto. Quelli uccisi col fucile hanno i buchi da pallino, e dunque il mirto penetra all’interno dell’animale e, a quanto dicono, ne corrompe il sapore. Per questo gli uccelli catturati con il laccio, morti per impiccagione o dissanguamento, valgono e costano di più”.

Cosa spera Gigliola? Cosa si aspetta da questa esperienza?
“Che il campo vada bene. Che si possa lavorare al meglio, liberando uccelli, volpi, gatti selvatici il più possibile. E che questo progetto Lipu con l’Unione europea possa dare il colpo di grazia alle grive. E che al prossimo campo Lipu vengano decine di volontari, da tutta la Sardegna, da tutta Italia, da tutta Europa. Come dicevo, nel campo si vede di tutto, anche cose molto brutte. Ma il campo è un’esperienza entusiasmante. E liberare un solo uccello, un solo pettirosso, vederlo volare via… E’ meraviglioso”.

Ci racconterai come vanno le cose?
“Terrò un diario sulla pagina Facebook della Lipu. Vi dirò delle nostre giornate, di quello che accade. Sarà un modo per sentirci seguiti, sostenuti, ancora più forti”.

“Ci auguriamo inoltre – conclude il presidente Lipu – che al ministero vengano riassegnate quelle risorse tagliate negli anni scorsi e necessarie allo svolgimento del suo compito primario, che è la tutela dell’ambiente e della biodiversità, anche attraverso il rafforzamento del sistema dei Parchi e delle aree protette, vera spina dorsale di un’Italia alternativa alle infrastrutture inutili e alla cementificazione selvaggia”.

 

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